Silvana De Mari, fra pedofilia e lesbismo, forse causa del «cancro alla faringe»

i avevamo già parlato, a proposito di vegetarianesimo e antivegetarianesimo, di Silvana De Mari, scrittrice e medico. Oggi proseguiamo narrandovi delle gesta di questa cattolica d.o.c. a proposito della sessualità, consultando il suo blog sulla piattaforma iobloggo.
Il 12 gennaio scorso la De Mari commenta una notizia riportata da Repubblica nel 1995: i dati dello studio di Alfred Kinsey sulla sessualità dei bambini. Scrive il quotidiano: «Nel suo studio Il comportamento sessuale del maschio, pubblicato nel 1949, Alfred Kinsey aveva dedicato un intero capitolo all’ orgasmo nei bambini, basato sull’ osservazione di 317 pre-adolescenti rimanendo un po’ vago sull’origine di tali osservazioni». Quasi mezzo secolo più tardi si è scoperto che «i dati del rapporto erano basati sulle esperienze personali di un maniaco sessuale che aveva molestato oltre 300 bambini, tenendo un diario accurato delle sue attività pedofile». Una notizia che sconvolge, certo, ma che la De Mari commenta stravolgendola completamente: «Kinsey era uno stupratore pedofilo», assurda deduzione che non è assolutamente presente nell’articolo di Repubblica, dove si sostiene che Kinsey si sia riferito alle memorie di un pedofilo per scrivere lo studio che porta il suo nome.

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Ma proseguiamo: Silvana De Mari, in un confuso post in cui in poche righe riesce a mettere in croce Disney Channel e le riviste femminili, ci spiega anche quando e dove nasce la «teorizzazione della pedofilia»: durante il Sessantotto, in Francia. «Il 68 ebbe, tra gli altri tre fondamentali artefici, tutti e tre francesi, tre pedofili: Daniel Cohn Bendit, vivente leader dei verdi al parlamento europeo, Simone De Bouvoir (Beauvoir, ndr) e il suo illustre consorte Sartre». Al di là della grammatica e della sintassi discutibili soprattutto perché queste righe le ha partorite una scrittrice e al di là delle accuse di pedofilia più o meno fondate mosse a questi tre personaggi, sfugge sia il nesso con le riviste femminili e con Disney Channel, sia quello con l’importanza politica e sociale del Sessantotto. Il titolo, «Ipersessualizzazione e pedofilia», non trova alcun riscontro nel testo.

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E concludiamo queste breve e non completa antologia con un post su Facebook di Silvana De Mari, in cui la scrittrice spiega di amare «moltissimo» gli omosessuali ma che le fa «orrore il tragico disturbo di conversione in cui sono intrappolati, in cui li hanno intrappolati». Solite parolone per non dire nulla mascherando l’inconsistenza nell’incomprensibilità? Pare proprio di sì. Ma la scrittrice (e, ricordiamolo, medico) continua: «Tutto il mondo afferma che l’omosessualità è normalità. È falso». E poi, in uno slancio di megalomania: «Tutti dicono il contrario? Io dico la verità». Evitiamo di riportare la cruda descrizione dell’ano di un omosessuale, perché del tutto irrilevante. Da notare però che, alla Zanzara su Radio24, qualche giorno fa la De Mari, dopo aver definito la mucosa della vagina «una roba incredibile» e la sottomucosa «una roba inenarrabile», ha spiegato che l’omosessualità maschile può portare al «cancro dell’ano», mentre l’omosessualità femminile porta, sebbene raramente, al «cancro della faringe», «quindi tutto sommato è un problema loro, io non devo avvertirle “Ehi, guarda che quella roba lì ti fa male”, perché onestamente non è molto vero». Signori, questo è un medico, e scrive libri di successo per bambini. Non aggiungiamo altro.