1+1=3: la matematica in Italia
Secondo l’OCSE-PISA il 70% degli italiani tra i 15 e i 65 anni ha competenze matematiche inferiori a quelle considerate il minimo indispensabile per cavarsela nella vita di tutti i giorni; il 45% degli studenti delle superiori con giudizio sospeso deve sanare un debito in matematica, il 20% dei nostri studenti (uno su cinque) ha una preparazione in questa materia ritenuta insufficiente perfino in un paese in cui questa è comunque pessima. Ho appena dato qualche numero per descrivere la “drammatica” situazione della conoscenza della matematica nel nostro paese.
Diciamo la verità, non è che la matematica di per sé sia difficile, richiede però impegno e applicazione prima che arrivino i risultati. Cosa vedo invece, da insegnante di matematica, negli studenti? Totale assenza del “piacere” di capire, che innesca una crescente frustrazione che porta ad una rinuncia proprio del “capire”. Racconto alcune cose: dai quaderni di molti studenti si evince che dopo la prima occhiata al testo dell’esercizio si rinuncia a farlo perché “non ho capito”, senza fare nessun tentativo e senza nemmeno provare a consultare appunti o libro; nonostante ogni anno sottolinei, per esempio, l’importanza di imparare le proprietà delle potenze o le regole delle radici di 2 e di 3 (derivate dal teorema di Pitagora) per semplificare e velocizzare i calcoli, c’è un’ostinazione diffusa a non farlo, probabilmente perché non abituati all’apprendimento mnemonico di semplici nozioni, indispensabile per il passo successivo: la deduzione.
Senza l’ambizione al piacere di capire di cui parlavo sopra, quanto è più difficile convincere gli studenti a farsi carico della responsabilità e della fatica del proprio percorso formativo? Molto e senza questa assunzione di responsabilità, d’altronde, è impossibile imparare proficuamente, in particolare la matematica. E non ci sono vie regie per imparare, bisogna solo praticare.
D’altronde, gli studenti attuali, abituati a tv e internet, non possiedono più il livello di concentrazione intenso e sostenuto richiesto dalla matematica e dalla risoluzione dei problemi. Questo è uno degli aspetti più gravi perché la logica matematica, cioè lo studio dei ragionamenti che vengono fatti in matematica, allena anche per la logica spicciola e quotidiana, che dovrebbe servire tutti i giorni e che tra la gente difetta in maniera generalizzata.
Inoltre, in matematica gli argomenti sono tutti correlati gli uni agli altri per cui non “va avanti” chi ha accumulato lacune, la costanza nello studio e nell’applicazione sono fondamentali.
I ragazzi italiani sono però anche vittime di una serpeggiante mentalità antiscientifica e antimatematica, bombardati come sono, fin dalla nascita, da un condizionamento umanistico (mitologico, religioso, filosofico): vogliamo parlare del primato della religione con dogmi e miracoli, o dei vari Harry Potter e Signori degli Anelli, o della totale assenza delle scienze e della matematica dai giornale e dai programmi culturali? La conseguenza è che l’Italia è un paese in cui i falsi ragionamenti vengono presi come “oro colato” e dove nani/ballerine/robot si alternano al governo determinando un continuo, angosciante, decadimento.
In più gli attuali ventenni, in cui si evidenzia un crollo nelle capacità matematiche, come in quelle linguistiche, sono i primi ad aver usufruito della riforma dei primi anni ’90 delle elementari, a torto considerate tra le migliori del mondo e i cui disastri, causati da programmi vuoti di contenuti e pieni di teoria pedagogistica, si cominciano a vedere solo ora.
Dalle rilevazioni OCSE-PISA del 2012 arriva però anche una piccola speranza perché, pur essendo le loro competenze in matematica inferiori alla media, gli studenti italiani sono quelli che migliorano di più dal 2003 e quelli del nord-est, anche i veneti, sono tra i migliori al mondo.
Zigulì