26 Giorni di sciopero della fame per il clima
Le proteste di Ultima Generazione sul clima non si fermano. Tra le giornate del 4 e 5 ottobre, a Montecitorio, Alessandro Berti, in sciopero della fame da ormai 26 giorni, si è riunito con tutti gli altri attivisti di UG per chiedere ascolto, ma nessuno risponde.
La protesta a Montecitorio di Ultima Generazione
Alessandro chiede solo di essere ascoltato, tra le mani ha un cartello con su scritto «Sciopero della fame: 25 giorni -Ultima Generazione».
Regge a fatica sé stesso, tanto che sembra si stia sforzando il doppio al peso di quel normale foglio di carta. Sul viso scavato dal digiuno colpisce l’intensità del suo sguardo. Lì dentro c’è tutto un mondo di sensazioni che vedi passare ad una ad una, davanti a quel folto gruppo di forze dell’ordine che fanno da muro alla sua protesta non violenta.
Alessandro è da 25 giorni che ha smesso di mangiare per essere ascoltato. Si è recato a Roma, anche se non potrebbe, per via un provvedimento che lo vuole fuori dal comune romano, a seguito dei blocchi stradali di UG sul Grande Raccordo Anulare.
Ultima Generazione fa parte della campagna italiana di Extinction Rebellion, movimento per il clima nato nel 2018 a Londra, dove la mattina del 31 ottobre a Parliament Square, con una folla di 1.500 cittadini britannici, rendeva pubblica la Dichiarazione di Ribellione di fronte alla sede del governo inglese, dando il via al primo atto di disobbedienza civile. Da lì si sono sviluppate proteste in più parti del mondo, da Parigi a Buenos Aires. Oggi le azioni di disobbedienza civile non violenta arrivano a toccare più di 60 città.
Le richieste che portano sono tre:
1-la verità da parte dei governi sulla crisi climatica;
2- l’azzeramento delle emissioni di gas a effetto serra entro il 2025;
3- la costituzione di assemblee cittadine come tutela.
I tentativi di dialogo sul clima
Alessandro, insieme agli altri attivisti -che altro non sono che padri, madri, studenti o lavoratori, comuni cittadini preoccupati, come tutti noi – si sono recati a Roma, a seguito di molteplici tentativi da parte del movimento di aprire un dialogo sul tema.
Hanno scritto lettere alle principali segreterie di partito, hanno organizzato sit-in di incontro in Piazza della Scala, a Milano, con la mancata adesione dell’ultimo minuto di un membro importante del Movimento 5 Stelle. Hanno, poi, realizzato sit-in di denuncia non violenta, come alla sede Rai in Corso Sempione, richiedendo uno spazio per esporre i motivi di questo digiuno, ottenendo così da Massimo Donelli, giornalista caporedattore, la copertura mediatica per un altro sit-in.
Tolto qualche contributo minimo, tutto sembrerebbe, tuttavia, giacere nell’indifferenza e nel silenzio. Una simile iniziativa di protesta, cominciata alla sede FDI di Milano, si è conclusa, ad esempio, con un rifiuto netto. Nella recente campagna elettorale, poi, si è parlato molto di transizione energetica, ma senza entrare nei dettagli.
La paura degli attivisti è quella di un presente inerte davanti a un futuro che rischia di essere falciato da una forte crisi climatica. Come è emerso dagli studi di ISPRA, il 28% del territorio italiano rischia la desertificazione, un grave problema su cui UG esprime la necessità di un dialogo.
L’invito ad un incontro pubblico di UG per parlare della crisi climatica
In questi giorni i membri di UG stanno chiedendo incontri pubblici con i rappresentanti dei partiti, per parlare apertamente della crisi climatica e sociale in corso. Vogliono siglare un accordo che sancisca l’impegno delle forze politiche. L’obiettivo, infatti, è quello di giungere alla presentazione di un disegno di legge che vieti la riapertura delle centrali a carbone dismesse e nuovi progetti di trivellazione.
Nella giornata del 4 ottobre il deputato neo-eletto Aboubakar Soumahoro, appartenente al partito Europa Verde, ha dimostrato solidarietà attiva. Si presentato di persona al sit-in e ha supportato il gruppo nella consegna di una lettera diretta alla Presidenza del Consiglio.
«Le richieste di Ultima Generazione dovrebbero essere la normalità, a fronte di una situazione drammatica come il collasso eco-climatico. La mia presenza qui è la ragione per cui mi sono candidato: dare voce al grido silenzioso di queste lotte inascoltate», ha dichiarato Soumahoro.
A seguito della consegna i membri di UG sono stati, però, portati in questura.
Ma la protesta per il clima continua
Il 5 ottobre, Alessandro, al ventiseiesimo giorno di sciopero della fame, e i membri di Ultima Generazione si sono, ad ogni modo, presentati nuovamente dinanzi alla sede della Camera. Le forze dell’ordine già schierate, hanno invitato l’attivista ad andare in questura: non può stare lì per via di quel foglio di via da Roma.
Alessandro fatica a stare in piedi, si siede. Se deve andare in questura, lo devono trascinare con la forza.
«Non vengo con le mie gambe. Le mie gambe non vengono guidate dalla mia testa in questo momento. La testa mi dice di stare qua con il corpo, per il mio bene e il vostro. Vorrei essere da tutt’altra parte, in questo momento. Vorrei aver mangiato piuttosto che aver svolto questa azione assurda solo per essere ascoltato.»
Poco dopo, intorno alle 13, si è presentato in loro supporto Angelo Bonelli, leader di Europa Verde.
«Sono qui con Chloe, Alessandro, Laura e Giulio, che stanno protestando per noi, perché vogliono un futuro non solo per i giovani, ma per coloro i quali nasceranno domani. Quella contro la crisi climatica è una battaglia etica che tutti i segretari di partito dovrebbero appoggiare. E’ inaccettabile che i partiti non trovino il tempo per dedicare un attimo di dialogo a chi sta facendo uno sciopero della fame da 26 giorni. Nei prossimi giorni, come alleanza Verdi Sinistra, interverremo presso i segretari di partito perché ascoltino questi giovani.», ha poi dichiarato.
La giornata si è conclusa con la promessa di Gianfranco Mascia ,co-fondatore di Europa Verde, di agire il prima possibile in Parlamento in difesa della causa climatica, invitando gli esponenti di UG a partecipare in tribuna.
Alcuni membri del gruppo sono finiti di nuovo in questura, ma questa volta con almeno la speranza di aver guadagnato, forse, una possibilità di ascolto concreto.
Intanto, lo sciopero della fame non si arresta.