50 anni dopo l’allunaggio: popoleremo la Luna?
La Luna appartiene allo spazio e a una parte di universo che ancora non conosciamo del tutto.
Tra poco, il 20 luglio, si celebrerà l’anniversario dell’allunaggio, per la precisione 50 anni e ancora oggi vi sono indicibili dubbi e soprattutto bufale che invadono il web.
Infatti, nel 2019, vi sono molte persone che credono alla teoria cospirazionista del falso allunaggio. Secondo le ultime ricerche, riportate da The Conversation, circa il 10% degli americani, il 12% dei britannici, ben il 57% dei russi non credono nello sbarco sulla Luna. Purtroppo, l’Italia non è esente da questo fenomeno e perfino il 20% dei nostri connazionali non si fida di credere all’approdo sul nostro satellite.
Questa teoria può essere considerata una delle prime fake news della storia: infatti la notizia è trapelata nel 1976 grazie al costruttore americano Bill Kaysing, che pubblicò un libretto intitolato «We Never Went to the Moon: America’s Thirty Billion Dollar Swindle» e sopravvive ancora oggi.
A sostegno di questa tesi vi è pure un falso documentario che apporta delle prove fittizie a sostegno di questa cospirazione, ma il quesito fondamentale è un altro: perché ancora oggi vi sono persone che preferiscono credere che questa scoperta sia stata una bufala?
Forse la risposta è complessa e molteplice e comprende certamente una mancanza di conoscenza dell’argomento, dato che le prove a sostegno dell’impresa degli astronauti sono varie e fondate.
L’evidenza della veridicità della scoperta scientifica poggia in particolare su due pilastri portanti: in primis è reale il pezzo di roccia lunare riportato dalle varie missioni che persa ben 382 Kg; in secondo luogo, sono vere e provabili le tracce lasciate dagli astronauti sul suolo lunare.
Da queste conoscenze ancora esigue, nasce probabilmente la necessità di esplorare nuovamente la Luna e lo spazio. In questo caso il nuovo passo verso la conoscenza sta per essere compiuto da Jeff Bezos, fondatore di Amazon, che possiede anche la compagnia spaziale Blue Origin.
Lo scopo del magnate americano è quello di riuscire ad effettuare un secondo allunaggio, ma la sua idea non si ferma certo qui: l’obiettivo finale dovrebbe essere quello di popolare il suolo lunare.
Ma perché vi è tutto questo interesse?
I motivi sono molteplici e vogliono puntare alla semplicità. Per prima cosa è importante notare come la Luna sia più vicina alla Terra, e infatti un viaggio di andata dal nostro pianeta al corpo celeste dura solamente due giorni. Inoltre, il fattore decisivo e importante riguarda il quantitativo d’acqua: tale fluido è molto presente nel satellite e potrebbe essere utile sia per l’insediamento che come reagente per la produzione di combustibile.
Tuttavia, l’obiettivo finale del creatore di Amazon non si ferma certo qui, anzi l’idea è molto più ambiziosa. Il progetto è quello di riuscire a portare sulla Luna tutte le strutture possibilmente inquinanti che caratterizzano l’industria pesante. Lo scopo sarebbe quello di creare così una «Terra verde», in cui la popolazione possa vivere con meno pensieri, e meno conseguenze.
Sicuramente quello del cambiamento climatico e dell’industria inquinante è un bel problema e prima o poi dovrà essere risolto. Sarà interessante vedere quale idea innovativa vincerà la scommessa.
Laureata all’Università di Padova Ingegneria Chimica e dei Materiali e laureata magistrale in Ingegneria Chimica (Susteinable Technologies and Biotechnologies for Energy and Materials) presso l’Almamater Studiorum Università di Bologna.
Scrivo per La Voce che Stecca dal 16 luglio 2015 e su queste pagine mi occupo di cultura, musica e sport, ma soprattutto di scienza, la mia passione.