6 agosto: l’inizio di una nuova epoca
Domani, 6 agosto, è segnato l’inizio di una nuova epoca. I tratti che la contraddistingueranno e che probabilmente saranno enunciati da un insegnante di storia del futuro ai suoi studenti, che li riporteranno sul loro quaderno (più verosimile, un tablet) in un elenco puntato, sono sostanzialmente tre.
Il primo è che tutti gli italiani (e sempre più popoli, almeno nella nostra parte del mondo) sono malati fino a prova contraria, ma non di qualsiasi patologia: solo di un virus con cui purtroppo abbiamo dovuto fare i conti nell’ultimo anno e mezzo e che non è neanche il caso di nominare, dal momento che si è conquistato lo status di virus per antonomasia.
Di conseguenza, per poter essere accolti nel contesto pubblico, 60 milioni di persone considerate vettori del contagio dovranno dimostrare quotidianamente, quasi (e probabilmente tra qualche tempo questo quasi dovrà essere rimosso) ad ogni occasione sociale di potersi smarcare da quella diagnosi generalizzata, di non essere un untore, di non essere un pericolo per la collettività. Che poi sia realmente così non è una verità incontrovertibile: è proprio vero che un vaccinato sia immune, incapace di contrarre il virus e di trasmetterlo a chi si rapporta con lui? Gli studi, al momento, hanno dato esiti contrastanti. In modo analogo si potrebbe fare un’osservazione riguardo ai risultati dei tamponi, l’altro mezzo per provare la propria idoneità alla vita in società, che tuttavia sondano lo stato di salute attuale relativo all’infezione, quindi, paradossalmente, garantiscono di più la tanto sbandierata sicurezza a cui si appellano i nostri governanti per applicare queste misure.
Il secondo punto è la conversione dei nostri diritti. Essi, secondo il giusnaturalismo che ha ispirato i padri costituenti nella redazione della nostra legge suprema, appartengono all’uomo in quanto tale e non sono frutto di una concessione da parte di un’autorità, la quale, al contrario, si limita a riconoscerli e a preservarli. Questo quadro vede invece cedere il passo, con l’introduzione del certificato verde, a un carattere di premialità: è attribuita la possibilità di aggregarsi agli altri esseri umani, di usufruire di servizi, di essere parte della cosa pubblica solo ai soggetti che intraprendono una determinata scelta che implica una certa condotta. Ecco che i diritti naturali sono convertiti in premi e non appartengono più all’essere umano per il solo fatto di esistere, ma solo se questo si comporta come la maggioranza parlamentare in carica ha deliberato.
Il terzo punto concerne l’inevitabile suddivisione della popolazione in due classi ripartite in base a che cosa si è ritenuto essere più proficuo per il proprio corpo e la propria psiche. Questo comporterà (e già comporta) una frattura sociale che Dio solo sa se e quando si ricomporrà e dopo quanta acredine. Sarà inevitabile il sentimento di sospetto, di paura, ma anche di superiorità provato da chi accederà al tavolo al centro della sala rispetto a chi dovrà consumare il pranzo all’aperto, magari in una giornata nuvolosa in cui non è piacevole restare fuori. Al contrario, quest’ultimo vedrà crescere dentro di sé frustrazione, rabbia, desiderio di vendetta nei confronti di chi beneficia del green pass assecondando questa politica di separazione.
A poco servono le rassicurazioni sulla privacy, infatti: sarà immediato fare delle considerazioni su conoscenti e non che non potranno più accedere a determinate attività ed etichettarli come no vax e diffusori del virus, prendendone così le distanze, smettendo di frequentarli perché convinti che possano arrecarci nocumento.
Inizia, così, una nuova epoca. Le limitazioni saranno sempre più estese e condizionanti la vita di tutti, anche di coloro che al momento sono esenti da restrizioni perché aderenti alla campagna vaccinale o perché sereni di sottoporsi a un esame diagnostico ogni 48 ore, ma che, si rifiutassero di ricevere altre dosi o decidessero di interrompere i test, si vedrebbero relegati anch’essi tra i cittadini di serie B.
Ciononostante, niente e nessuno potrà mai sottrarre all’essere umano i colori, i profumi, le sensazioni della libertà, la quale è una condizione mentale, prima ancora che giuridica, politica, sociale. Chi la conserverà saprà resistere e riconquistarla anche negli aspetti summenzionati.
Classe 1995, laureata in giurisprudenza.
Il diritto e la politica sono il mio pane quotidiano, la mia croce e delizia.
Vi rassicuro: le frasi fatte solo nelle informazioni biografiche.