Alcune considerazioni di ordine giuridico e sociale sul DDL Zan

Nelle ultime settimane ha monopolizzato il dibattito pubblico la discussione sulla proposta di legge del senatore Alessandro Zan. L’intenzione del legislatore sarebbe quella di prevenire e contrastare le discriminazioni per motivi fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere e sulla disabilità. Questo disegno di legge andrebbe a modificare e a sostituire già una legge esistente sulle discriminazioni nazionali, etniche e religiose.

I problemi riguardanti questo disegno di legge sono molteplici. Il principale riguarda sicuramente il concetto di gender, che si basa sull’identità di genere come un costrutto sociale e non qualcosa di definito. La legge infatti mira a introdurre la differenziazione tra sesso e genere, ossia il discrimine relativo come un essere è venuto al mondo e come si percepisce. Il concetto di identificazione percepita mira alla distruzione della verità biologica, cioè dell’esistenza di due sessi opposti necessari alla riproduzione. Ciò apre scenari non ben definiti, in quanto la cosiddetta teoria gender introduce il concetto di genere fluido, non definito, frutto di considerazioni non ben definite. Infatti, un conto è la tutela giuridica dalla discriminazione di coloro che si definiscono in modo differente dalle note e classiche definizioni «maschio», «femmina», un altro è l’imposizione programmatica volta ad imporre l’accettazione dell’idea che l’essere femminili e l’essere maschili siano caratteri appresi e non innati dalla nascita.

C’è un altro aspetto di carattere sia tecnico che ideologico da sottolineare. L’equiparazione delle discriminazioni razziali a quelle sessuali è errata in quanto si sta comparando due situazioni completamente diverse, seppur entrambi deplorevoli e odiosi, che hanno risvolti di entità completamente differenti. L’orientamento e l’identità sessuale è un fatto strettamente personale mentre le discriminazioni e l’odio razziale sono un fattore sociale che nella storia ahimè hanno scatenato guerre etniche, diviso nazioni e portato a gravi spargimenti di sangue.

Questa proposta di legge, oltre a non risolvere il problema delle discriminazioni, potrebbe portare a risvolti spiacevoli nella tenuta sociale. Istituti giuridici dedicati solo alle donne potrebbero essere prese di mira da uomini che dichiarandosi e identificandosi socialmente come donne andranno a creare una disparità e una disuguaglianza che saranno difficili da giustificare.

Questa è l’ennesima proposta di legge che viene da una sinistra che per definirsi tale usa i cosiddetti diritti civili come cartina di tornasole per nascondere l’abbandono della lotta per la difesa dei diritti dei lavoratori, a prescindere dalla razza, dal genere e dall’orientamento sessuale.