Alessandra Moretti, ritratto di una ladylike

Foto Roberto Monaldo / LaPresse
Foto Roberto Monaldo / LaPresse

Il 24 giugno compirà 42 anni, di cui ventisei passati in politica. Stiamo parlando della «ladylike» del Pd: Alessandra Moretti. La sua vita in pillole: laureata in giurisprudenza e successivamente avvocato matrimonialista, nel 2007 è candidata alle comunali vicentine nella lista generazionale Under 35 avversaria del centro-sinistra; nel 2008 da capolista entra in consiglio comunale con la lista civica «Variati sindaco», diviene vicesindaco e assessore all’istruzione e alle politiche giovanili; nel 2013 viene eletta alla Camera fra le fila del Partito Democratico ma decade il 25 giugno scorso perché nel frattempo era entrata in Parlamento Europeo. Un paio di mesi fa si dimette anche da europarlamentare per candidarsi alle regionali in Veneto. Facciamo due conti: in 8 anni Alessandra Moretti è stata in comune a Vicenza, alla Camera, al Parlamento Europeo e ora si candida per il quarto incarico elettivo, di cui solo uno portato a termine. Erano lontani i tempi in cui, preso un impegno con gli elettori, lo si onorava fino alla fine. L’ambizione della ladylike è superiore a queste inezie, come anche a quelle riguardanti gli «schieramenti interni» al Pd: da bersaniana d.o.c. la Nostra è divenuta una delle più fedeli seguaci di Renzi. Un testacoda niente male, in confronto uno come Capezzone è un dilettante.
Concludiamo questo «ritratto» citando qualche perla della Moretti che, a nostro modestissimo avviso, meriterebbe di finire in un’antologia delle massime politiche: «Avete visto le sue foto da giovane con i capelli fluenti (parla di Bersani,
ndr)? Assomiglia a Cary Grant» (26.10.12); Matteo Renzi è «misogino, costruito a tavolino e maschilista. È uno che quando ti vede ti fa sempre prima un complimento su quanto sei carina, e poi parla di lavoro. A me queste cose mi fanno diventare una iena» (27.10.12); «In politica io voglio avere il mio stile, l’essere sempre a posto, è un quid in più. Rosy Bindi ha avuto il suo stile, il nostro stile è diverso, e per fortuna. Io ad esempio ho deciso di andare dall’estetista ogni settimana. Mi prendo cura di me, mi faccio le meches, mi faccio la tinta. Cosa dovrei andare in giro con i peli ed i capelli bianchi? Ho un ruolo pubblico, rappresento tante persone, e voglio rappresentarle al meglio. Il nostro stile di fare politica è “Ladylike”, uno stile che deve piacere» (L’Espresso, 21.11.14). Grande coerenza e, soprattutto, un lessico tale da rendere naturale un paragone con Einaudi e De Gasperi.

Tito Borsa