Alta tensione nel Mediterraneo orientale

A pochi giorni dall’esplosione di Beirut un altro fenomeno socialmente e umanamente destabilizzante, questa volta interamente riconducibile all’azione dell’essere umano, sta avendo luogo nel Mediterraneo orientale. La Turchia di Erdogan, infatti, ha aumentato la presenza navale nell’Egeo e nel Mar Nero, invocando unilateralmente il diritto a espandere la propria zona d’influenza ai fini dell’esplorazione economica del fondale, ad oggi regolata dalla convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare e da quella di Montego Bay, le quali assegnano la gran parte dei tratti di mare rivendicati a Cipro e Grecia. Inoltre, rimangono da delimitare chiaramente da decenni i confini di alcune zone marittime contese.

Al di là delle roboanti e provocatorie dichiarazioni del presidente turco a riguardo, che tirano in ballo addirittura l’eredità dell’Impero Bizantino, la questione del Mediterraneo orientale scaturisce da motivazioni prettamente economiche. Ciò che Ankara brama sono i ricchi giacimenti sottomarini di idrocarburi, individuati come via maestra per risollevare un’economia che da tempo ormai risulta stagnante e depressa.

Lo scorso 28 luglio, la Turchia ha sospeso le ricerche di gas naturale sui fondali dell’Egeo, ritenute illecite da Atene, invocando una soluzione bilaterale che estromettesse gli attori internazionali, ONU e ancor di più UE (per timore di sanzioni economiche). Tale soluzione distensiva, però, nel corso delle ultime settimane si è allontanata sempre di più, lasciando spazio a bordate diplomatiche e ad esercitazioni militari muscolari contrapposte. Basti pensare che la Turchia ha attualmente dispiegato 39 fregate e 2 sottomarini nell’area contesa, i quali sono stati anche protagonisti di azioni di disturbo nelle acque territoriali greche che ricordano più tempi di guerra che non una vigorosa disputa tra Paesi formalmente alleati. il 12 agosto, inoltre, si è registrato uno scontro tra una fregata greca e una turca. Esso, seppur classificato come incidente dovuto a un errore di manovra, ha contribuito parecchio all’escalation di tensione diplomatica.

La Grecia, spalleggiata da Cipro, Italia e soprattutto Francia, la quale ha anche inviato due caccia in aiuto del Paese insulare, termina invece oggi un’esercitazione navale congiunta inserita nell’accordo di collaborazione marittima Quad, e non pare intenzionata a cedere né alle minacce né alle provocazioni di Erdogan. L’obiettivo di Atene è infatti appellarsi ai mezzi legali per veder riconosciuto l’allargamento delle proprie acque territoriali.

Dunque, il dossier dell’Egeo è critico e desta preoccupazione in ambito UE, tanto da finire in cima all’agenda dell’ultima riunione informale tra i ministri degli Esteri. Se la Francia si è apertamente schierata con gli ellenici, la Germania ha assunto un ruolo di mediazione per il raggiungimento di una soluzione politica responsabile, auspicata anche dall’Italia per bocca del ministro Lorenzo Guerini.

Insomma, anche alla luce dei tragici fatti di Beirut, che alcuni commentatori locali sospettano essere di matrice umana cosciente e intenzionale, la macroarea del Mediterraneo orientale sta diventando una polveriera a tutti gli effetti.