Ancora oggi ci chiediamo chi ci sia dietro le stragi di mafia

«Mario Mori, condannato a 12 anni; Antonio Subranni, condannato a 12 anni; Dell’Utri, condannato a 12 anni; Antonio Cinà, condannato a 12 anni; De Donno, condannato a 8 anni». Queste sono le pene comminate ad alcuni imputati del processo trattativa Stato-Mafia. Questa sentenza che riscrive la storia tra ciò che è accaduto tra la fine della Prima Repubblica e l’inizio della Seconda Repubblica, è stata emessa il 20 Aprile 2018, ovvero durante i giorni della nascita della Terza Repubblica.
Il Pubblico Ministero Antonino Di Matteo, uno dei pm che portò avanti l’indagine, dichiarò: «Come sempre saranno in tanti a remare contro, e lo faranno, anzi lo stanno già facendo. L’hanno fatto ventiquattro ore dopo la sentenza, facendo scomparire il processo dai riflettori dei media».
Questa, però, è soltanto una parte dell’atto finale di una vicenda partita tra i trenta e i quaranta anni fa, perché le stragi del 1992 e del 1993 sono servite affinchè non fosse scoperto ciò che era accaduto decenni prima e non solo.

Chi furono i personaggi principali che potrebbero aver portato avanti l’idea stragista?
Un riferimento alle stragi viene fatto da Di Bernardo, l’ex Gran Maestro del Goi, che dichiara durante il processo «’Ndrangheta Stragista» al procuratore Lombardo, che le logge nel Trapanese erano contaminate e sotto il controllo della mafia e che addirittura la stagione stragista del ’92 poteva essere maturata a contatto con ambienti massonici, sebbene in ambiti separati. Nello stesso periodo in Calabria erano 28 le logge controllate dalla ‘Ndrangheta su un totale di 32.
Ad intorpidire ulteriormente la faccenda ci sono i servizi segreti, che «sanno» della strage di Borsellino appena un minuto dopo l’evento, mentre la polizia dopo oltre 5 minuti. Il sovrintendente Garofalo dichiara di aver visto un uomo cercare l’agenda rossa di Borsellino disinteressandosi di eventuali feriti, ed anche altre cinque persone in giacca e cravatta. Inoltre, quando è stata imbottita l’auto esplosa in Via d’Amelio, dentro al Garage c’erano alcuni mafiosi tra cui Graviano, Taglianina e Tinnirello, ed anche una quarta persona non appartenente a Cosa Nostra, e quest’ultima aveva portato l’esplosivo.
Scarpinato dichiara: «Ci sono persone che sanno cosa è successo, come i Graviano, ma difficilmente parleranno, causa delle ritorsioni mafiose già avvenute nei confronti di Buzzi, collaboratore per la strage di Brescia, ucciso strangolato in carcere; Luigi Ilardo, ucciso pochi giorno prima di collaborare; Antonino Gioè, che è stato «suicidato» dopo aver fatto riferimento ai servizi segreti in una lettera. Anche Borsellino voleva essere ascoltato alla Procura di Caltanissetta perché era a conoscenza delle dichiarazioni del collaboratore Mutolo, riguardanti la morte di Falcone, e per questo fu ucciso e gli rubarono l’Agenda Rossa.

Troppi silenzi e troppe lacune sono presenti negli anni che hanno segnato un cambiamento politico nelle istituzioni, ovvero la nascita del primo Governo Berlusconi, un personaggio tutt’oggi indagato come mandante delle stragi del ’92 e del ’93, e che già si è accertato che pagò Cosa Nostra dal 1974 al 1992 in cambio di protezione politica ed economica, grazie all’intermediario Dell’Utri.
Massoneria, Servizi Segreti, Mafia e Politica, questi sono i personaggi principali che potrebbero aver portato avanti l’idea stragista, tenendo conto che la parte sporca fu compiuta proprio da Cosa Nostra.
Al giorno d’oggi il Procuratore De Raho ha creato un Pool di magistrati divisi in tre settori: -Stragi e delitti di Mafia; -Stragi e delitti di terrorismo; -Ricerca latitanti, con il compito di colmare le lacune che i magistrati precedenti non hanno potuto colmare. De Raho dichiara: «Credo che il 2019 sia l’anno della fine della latitanza di Messina Denaro».
I primi ad essere informati della creazione di un nuovo Pool sono stati i familiari delle vittime , attraverso l’«Associazione di familiari delle vittime del terrorismo e delle stragi». Come dichiara Chelli, questa volta c’è la volontà di voler andare ad indagare in fondo, non come in passato, quando i magistrati non potevano farlo. Questo Super Pool agirà d’impulso affinchè le procure competenti possano approfondire e inserire nel registro degli indagati i nuovi sospettati.