La Fiera delle Parole: Andrea De Carlo
Quando lui fa il suo ingresso tutto il pubblico femminile sospira all’unisono. Andrea de Carlo è sexy, ha successo, vende, scrive (discretamente), sa parlare al pubblico e…suonare il mandolino! Proprio così, intervallava la sua performance con suonate di mandolino apparentemente immotivate. Sono arrivata sul al palazzo della Ragione grazie a due montascale lenti come l’anno della fame, ma ne è valsa la pena. Non mi ricordavo che faccia avesse questo De Carlo, dunque ho cercato sul web e ho scoperto che ha 61 anni. Ha il fisico di un quarantacinquenne, immaginatevi la mia sorpresa. Di lui ho letto solo “Due di Due” più o meno costretta dalla scuola, libro di cui mi è piaciuta in particolare la prima parte. E scusate, ma dopo tutto questo tempo non ho ancora afferrato il senso del titolo. Forse questo che nel suo ultimo romanzo “Cuore Primitivo”, presentato alla fiera delle Parole, De Carlo impiega venti pagine per spiegarci il titolo. “Cuore Primitivo” è il nome di una teoria, inventata e sostenuta dal protagonista, secondo la quale i nostri impulsi primordiali, come la violenza, l’istinto di difesa di se stessi e del proprio compagno, sopravvivono in un nucleo all’interno della nostra mente, nonostante l’evoluzione dell’umanità. Non molto originale come pensiero, comunque…Gli ultimi lavori di De Carlo vertono sull’analisi della crisi matrimoniale e anche questo non fa eccezione. Analisi profonda? Superficiale? Solo chi ha vissuto realmente la situazione può dirlo. Tre protagonisti: una scultrice passionaria sposata con un “freddo” professore, archeologo e saggista inglese, la loro vita viene turbata dall’arrivo di Ivo, un riparatore di tetti. Non la trama, ma le tre diverse prospettive dei personaggi contano. E’ sempre degno di nota il tentativo di un autore maschio di penetrare nella psicologia femminile; personalmente penso sia più facile il contrario, ovvero per una donna scrivere dal punto di vista di un uomo, questo perché loro seguono ragionamenti più semplici dei nostri, non possono immaginare quanto sia intrigato il labirinto delle contraddizioni femminili. Ma De Carlo si dimostra un abile conoscitore dell’altro sesso.
Un’altra cosa interessante: lui non presenta il libro, ne legge certe parti (alcune noiosette, a dirla tutta), anzi le declama. Ha la voce di un attore, possente, impostata. Due cose ha detto che mi hanno trovato in pieno accordo, dal mio punto di vista di scrittrice alle prime esperienze. Uno: i libri non sono fatti per essere spiegati, ma per essere letti e gustati. Due: non bisogna vivere il momento in cui il proprio libro viene pubblicato come una separazione, ma come una cosa bella e giusta, come una madre quando vede il proprio figlio lasciare casa per farsi una vita propria.
Alla fine ho preso coraggio e gli ho consegnato una copia del mio libro, lui l’ha accolto con gentilezza. Mi è sembrato sincero quando mi ha promesso che l’avrebbe letto. Gli ho chiesto anche se ci sarà Masterpiece 2. era un format di reality decisamente triste e non lo faranno di nuovo. Era un’ottima opportunità per i nuovi scrittori di farsi conoscere, ma andrebbe migliorato per obbedire alle leggi dell’auditel. Alla fine non sapevo se essere delusa o meno dall’incontro, considerato che ti danno il suo romanzo “Luielei” in omaggio con la tessera del supermercato e che i suoi protagonisti maschili si somigliano un po’ tutti. Eppure mi ha colpito il suo modo di guardarti negli occhi quando ti parla, con semplicità e franchezza. Andrea De Carlo: fenomeno commerciale o scrittore vero?
Ai lettori l’ardua sentenza.
Cecilia Alfier
Impegnata tra libri e scacchi, in movimento tra Padova e Torino, sempre con una forte dose di sarcasmo.