Anomalocaris, il gambero bizzarro
I nomi scientifici, per tradizione composti da due termini latini, hanno spesso storie complesse alle loro spalle, derivano dalla traslitterazione dello scopritore o da caratteristiche particolari della specie in esame. Uno dei più originali riguarda una creatura risalente al periodo Cambriano, dove non esistevano forme di vita terrestre, parecchi milioni di anni prima della comparsa dei primi vertebrati.
Si tratta forse di uno dei predatori più temibili di quell’epoca, un dominatore degli oceani nonostante le sue dimensioni non siano affatto intimidatorie ai nostri occhi: le specie viventi del Cambriano erano forme di vita acquatica semplici e piccole, simili a molluschi o vermi marini. Il suo nome è già una promessa: Anomalocaris, il gambero bizzarro. Non gli si può dare torto, esaminando il ritratto della creatura, ricostruita per la prima volta nel 1981: un animale simile a un crostaceo di circa un metro di lunghezza con grandi occhi composti a bulbo di 2 o 3 cm, dalla struttura simile a quella delle libellule. L’apparato visivo molto avanzato era proprio l’arma principale di Anomalocaris, poiché gli consentiva una vista acuta anche in profondità. Aveva poi un apparato boccale formato da due lunghe appendici rigide costellate di spine acuminate simili a denti, che l’animale poteva muovere per agganciare e triturare le prede.
Una particolarità che lo distingue dai crostacei è il fatto che Anomalocaris non possedeva zampe, ma nuotava: il corpo era formato da larghi e sottili segmenti, come il corpo di un millepiedi, ricoperti e uniti da sottili membrane elastiche. Facendo flettere i lembi delle membrane che ne ricoprivano il corpo, con un movimento ondulatorio, la creatura poteva galleggiare e muoversi agilmente all’inseguimento delle prede, con uso stile di nuoto simile alle attuali razze. La coda, formata da 3 lobi rigidi, garantiva stabilità durante il movimento e la possibilità di direzionarsi con precisione.
Immaginate ora di essere un mollusco di fondale, di circa 10 cm. Un trilobita, una delle specie più diffuse del Cambriano, erbivoro e innocuo. Mentre vi spostate sulla sabbia vi sentite sovrastare da una creatura 10 volte più grande di voi, con due lunghe tenaglie ricurve davanti alla bocca pronta a rompervi come una noce. Neppure un dinosauro fa così paura e non è un caso che per quasi un centinaio di anni i paleontologi abbiano discusso sull’effettiva autenticità di quei fossili. Ora pare si concordi sull’idea che questo animale sia un possibile antenato degli artropodi, tra cui i nostri amati gamberetti. Sempre che ora riusciate a guardarli come prima.
Laureata in Biologia all’Università di Padova, mi occupo di didattica ambientale al WWF. Attualmente studio per la magistrale.