Antibiotico-resistenza: nel 2050 ucciderà più dei tumori
La scienza medica sta assumendo un ruolo sempre più centrale nei dibattiti sociali: oltre alla questione ormai annosa sui vaccini, su cui si è recentemente espressa anche la rivista scientifica Nature, sta diventando attuale anche il tema dell’antibiotico-resistenza.
A dir la verità, già a fine 2016 l’Onu aveva lanciato un primo allarme sui dati che riguardavano il 2015, organizzando anche un incontro mondiale dedicato proprio a questo fenomeno: secondo una ricerca di Harvard i comuni batteri si stavano evolvendo, diventando appunto resistenti agli antibiotici. L’oggetto degli incontri è stato in particolare il batterio dell’Escherichia Coli, causa di infezioni urinali, per cui si erano già iniziati a raccogliere i dati da diversi paesi; in alcuni casi può uccidere più del 50% dei contagiati.
Riguardano principalmente l’Escherichia Coli anche gli ultimi dati pubblicati dall’Oms pochi giorni fa: i casi da antibiotico resistenza, nei ventidue paesi che hanno aderito al progetto di controllo Glass (tra cui non figura l’Italia), ammontano a oltre mezzo milione. Gli altri batteri che rientrano in queste statistiche sono Stafilococco aureo, Streptococco e Salmonella. Non rientrano, invece, i casi di tubercolosi e per questo il conto totale è molto deficitario, in quanto anche per questi ultimi si stima un numero di quasi mezzo milione di episodi nel 2016. Uno dei farmaci che sta perdendo più efficacia, a causa dell’evoluzione dei batteri, è la penicillina, che in molti definiscono come la scoperta del XX secolo in ambito medico. In alcuni paesi presi in esame l’inefficacia raggiunge il 51% del totale.
Un fattore aggiuntivo di gravità è rappresentato dal fatto che i contagi avvengono sempre più anche al di fuori degli ospedali: è un problema non solo per chi si ammala, ma anche per le persone che ci stanno intorno, che rischiano a loro volta il contagio. Come sottolinea Mario Melazzini, Direttore generale di Aifa (Agenzia Italiana del Farmaco) in un intervento a UnoMattina, i nuovi super batteri potrebbero uccidere una persona ogni tre secondi nel 2050, superando le morti a causa di tumori.
L’Italia, che dovrebbe dare presto l’adesione al progetto di controllo, è tra gli Stati meno virtuosi in Europa: siamo ai primi posti per antibiotici somministrati agli animali negli allevamenti, che non sono usati per curare le infezioni ma semplicemente per prevenirle, con un uso quindi improprio. Anche nell’uso a livello umano non ce la caviamo bene, siamo al secondo posto con il 43% contro una media europea del 34%.
Per trovare soluzioni si può agire in vari ambiti: il Ministero si sta già adoperando per ideare una sorta di codice di regolamentazione degli antibiotici, che farà in modo di usarli solo per lo stretto necessario. Per quanto riguarda la ricerca invece è più complicato, per trovare nuovi antibiotici efficaci serve tempo e molti investimenti, che in questi anni scarseggiano. Sarebbe inoltre bene attuare una campagna informativa anche al di fuori degli ambienti medici, come nelle scuole e in altri luoghi pubblici.
Ognuno può fare la sua parte facendo attenzione, rivolgendosi ai medici di famiglia e informandosi sulla questione; restiamo anche in attesa di buone nuove dalla medicina, che si appresta ad affrontare un’altra grande sfida di livello globale.
Nato a Padova il 15 giugno 1994.
Diplomato in ragioneria, attualmente iscritto alla triennale di Ingegneria dell’Energia nella mia città.
Sono una persona curiosa in molti i campi, dalle nuove tecnologie, in particolare quelle che riguardano l’ambiente, alla politica, passando per lo sport.