Essere artisti nel 2016: la storia di Marija
Che cosa significa oggi lavorare nel mondo dell’arte? La risposta a questa domanda è alquanto complessa.
Chi desidera intraprendere una carriera artistica dev’essere consapevole dell’impegno e dei sacrifici che questo mestiere richiede. Ne sa qualcosa Marija Markovic, scultrice trentaduenne che ha fatto della sua passione per l’arte una vera e propria professione. Originaria di Belgrado, a soli 19 anni si è trasferita a Venezia per studiare Scultura all’Accademia di Belle Arti. Da quel momento non si è più separata dall’ambiente veneziano, inizialmente per motivi di formazione e, in seguito, per esigenze lavorative.
Nel 2014 Marija e il pittore cinese Zhong Qi Geng, suo amico e collega da ben otto anni, hanno intrapreso una lunga e faticosa ricerca di uno studio dove poter dar vita alle loro opere. Dopo aver vagato per mesi tra le agenzie immobiliari del veneziano, quasi per caso si sono imbattuti in quello che ben presto sarebbe diventato il loro laboratorio: un grande spazio al pianterreno di 500 metri quadrati e un soppalco di 100, situato in via Cappelletto a Mestre. Considerate le cospicue dimensioni del locale, Marija ha deciso di riservarne una parte a zona espositiva e dedicare il resto alla produzione artistica, contattando altri ragazzi che, come lei, erano alla ricerca di uno spazio dove poter mettere a frutto il loro talento. Ben 11 giovani artisti si sono uniti a lei e Zhong Qi Geng: così è nata l’associazione culturale «Atelier 3+10», la quale deve il suo nome proprio al numero iniziale dei suoi componenti e ad un curioso gioco del destino che li vedeva suddivisi in 10 pittori e 3 scultori e 10 uomini e 3 donne.
L’apertura ufficiale dei laboratori e dello spazio espositivo di via Cappelletto è avvenuta il 28 febbraio dell’anno scorso: a breve «Atelier 3+10» festeggerà il suo primo anno di vita. Le soddisfazioni che Marija ha avuto da questo suo progetto sono molte: finora sono state organizzate sei mostre di vario genere artistico; una settima, che vedrà esposte le sculture di alcuni studenti dell’Accademia, è in programma per il prossimo febbraio. Per maggio, inoltre, si aprirà un bando rivolto ad artisti di qualsiasi genere che potranno esporre, a pagamento, fino a tre loro opere all’interno dell’atelier.
Nonostante questi considerevoli traguardi, non si può proprio dire che il primo anno di «Atelier 3+10» sia stato una passeggiata per Marija. Le difficoltà sono state molte, a partire dai costi molto elevati per mantenere uno spazio così grande. Di 13 artisti che inizialmente lavoravano in atelier ne sono rimasti 10, e quindi, poiché gli spazi per gli artisti sono 18, ben otto laboratori sono ora vuoti. I ragazzi, infatti, sono in maggioranza originari della Cina e si trovano a Venezia esclusivamente per motivi di studio all’Accademia di Belle Arti: una volta terminato il percorso universitario molti di loro decidono di fare ritorno in Oriente. Gli artisti italiani, invece, al confronto e allo scambio di opinioni con i colleghi tendono a preferire il lavoro individuale.
Di fronte a queste difficoltà, Marija ha reagito organizzando alcuni workshop e prendendo in considerazione un’ipotesi di collaborazione con altre gallerie o atelier nelle vicinanze. Non è una semplice artista: oltre a realizzare le sue sculture si occupa di tutta la parte burocratica, di trovare curatori e sponsor per le esposizioni e perfino del web.
Il mondo dell’arte è, oggi più che mai, ricco di insidie e di concorrenti spietati, ma il coraggio e la determinazione di artisti come Marija Markovic non possono che incentivare i giovani ad impegnarsi professionalmente in questo campo. La nostra splendida Italia aspetta da troppo tempo figure competenti ed eclettiche che si prendano cura del suo immenso patrimonio culturale e ne facciano un invincibile punto di forza.
Laureata in Economia dei Beni Culturali all’Università Ca’ Foscari di Venezia, frequento la magistrale in Marketing e Mercati Globali all’Università di Milano-Bicocca. Innamorata della cultura, nel mio piccolo cerco di diffonderla il più possibile.
Bello, scorrevole e chiaro, mi debbo ripetere in questo commento, vedendo in più una vena espositiva giornalistica che non ci è dato più di leggere. I congiuntivi, le relative ecc. non sono più il patrimonio di molti giornalisti assai accreditati, sempre in TV a sentenziare: andate a studiare CAPRE, CAPRE, CAPRE ahaha e imparate da Giulia come ci si esprime, CAPRE ahahhha!!!