L’arte esplicita censurata a Londra
Siamo nel XXI secolo, ma le cose non sembrano del tutto cambiate, anzi vi sono alcune questioni che ancora oggi sollevano grandi dibattiti.
L’ultima discussione si è accesa il 30 novembre, esattamente l’attimo dopo in cui la società dei trasporti di Londra ha deciso deliberatamente di censurare i quadri di Egon Schiele, grande espressionista austriaco, a causa della loro raffigurazioni eccessivamente esplicite.
Le tele imputate raffiguravano alcune nudità di uomini e donne e il proposito di tali inserzioni pubblicitarie era quella di «sollevare una descrizione sul tema della nudità», come sostenuto dal direttore dell’ufficio viennese Norbert Kettner.
Le immagini imputate sono state censurate dalla metropolitana di Londra che, tramite la Transport of London, ha proposto agli austriaci di esporre ugualmente le tele, ma pixelandone le parti «scandalose».
La risposta non si è fatta certamente attendere e a Vienna hanno censurato le parti incriminate, ma certamente non come era stato suggerito, ma apponendo un banner sopra le nudità «sconvolgenti» che contiene la seguente frase: «Ci dispiace, queste immagini hanno cent’anni, ma comunque sono troppo azzardate anche oggi».
La diatriba ha acceso la discussione nel web, dove molti si sono indignati per il pudore britannico promuovendo un hashtag con lo scopo di far ricordare un motto viennese: «Ad ogni tempo la sua arte, ad ogni arte la sua libertà».
In effetti potrebbe far sorridere, se non far infuriare, il fatto che persino dopo cento anni le rappresentazioni avveniristiche di un pittore, che è stato criticato dagli uomini della sua epoca, vengano disapprovate così duramente anche al giorno d’oggi.
Viene da chiedersi, in un’era come quella odierna, dove esistono programmi in prima serata dell’entità del Grande Fratello, e dove non sembra più esserci pudore alcuno per nessuno, che male possano fare i quadri di un pittore del passato.
Sicuramente può essere vero che inserire delle tele così esplicite in un luogo pubblico di grande entità come quello della metropolitana, dove sono di passaggio ogni giorno persone di qualsiasi tipologia ed età, potrebbe essere destabilizzante e audace. Tuttavia, la domanda che sorge è sostanzialmente una: perché non viene usato lo stesso metro per ogni cosa? Perché non si applicano regimi così stringenti anche per televisione e internet? La risposta sembra essere una: per ogni cosa ci sono due pensi e due misure e l’arte sembra rappresentare una voce dirompente e innovativa anche dopo cento anni.
Laureata all’Università di Padova Ingegneria Chimica e dei Materiali e laureata magistrale in Ingegneria Chimica (Susteinable Technologies and Biotechnologies for Energy and Materials) presso l’Almamater Studiorum Università di Bologna.
Scrivo per La Voce che Stecca dal 16 luglio 2015 e su queste pagine mi occupo di cultura, musica e sport, ma soprattutto di scienza, la mia passione.