Arte a Venezia: ad aprile nel segno di Damien Hirst
L’esordio italiano di Damien Hirst data del 1993 alla Biennale di Venezia, dove presentò Mother and Child, un’opera composta da due teche contenenti una mucca e un vitellino irrigiditi dalla formaldeide. L’ultima esposizione nel nostro paese che ha visto Hirst come protagonista risale al lontano 2004, quando il Museo Archeologico Nazionale di Napoli dedicò all’artista una retrospettiva.
Finalmente, dopo ben 13 anni, il 9 aprile 2017 aprirà al pubblico una grande mostra personale: la Fondazione François Pinault riserverà a Damien Hirst entrambe le sue sedi veneziane, Palazzo Grassi e Punta della Dogana. Quali location migliori per esporre il frutto di un lavoro decennale? Per la prima volta, inoltre, ambo le sedi ospiteranno un’unica mostra. Gli spazi di Punta della Dogana sono, di norma, riservati a gruppi di artisti contemporanei (in corso Accrochage), mentre quelli di Palazzo Grassi a delle monografiche, come la attuale dedicata a Sigmar Polke.
Perché una tale eccezione? Perché Damien Hirst, 51enne britannico, è uno degli artisti contemporanei che riscuote maggior successo tra gli appassionati e, di conseguenza, uno dei più venduti. Esponente di spicco del gruppo Yba’s (Young British Artists), formatosi negli anni Novanta nell’ambito della Visual art, ha cominciato ad affermarsi nettamente nel 1991 con il celebre squalo in formaldeide intitolato The Physical Impossibility of Death in the Mind of Someone Living. L’arte di Hirst si concentra prevalentemente sul tema del conflitto tra vita e morte e del sottile filo che s’infrappone fra questi due concetti al quale tutti noi siamo appesi. La sua opera forse più conosciuta è For The Love of God (2007), un teschio umano ricoperto di diamanti per un totale di più di mille carati. La maggior parte dei lavori del controverso artista britannico, però, hanno per oggetto cadaveri di animali imbalsamati, spesso conservati con la formaldeide, oppure medicinali, quasi ad indicare il carattere effimero della vita.
La mostra veneziana sarà curata da Elena Geuna per la Fondazione Pinault e proporrà ai visitatori un percorso nell’arte di Damien Hirst attraverso diverse sue opere. Questa grande monografica segue quelle delle ultime stagioni a Palazzo Grassi: Urs Fischer (2012), Rudolf Stingel (2013), Martial Raysse (2015) e Sigmar Polke (2016). Finalmente anche Venezia, Biennale a parte, sta cominciando ad aprirsi verso un’arte contemporanea di altissimo livello, capace di dare ancora più valore al suo splendore senza tempo.
Laureata in Economia dei Beni Culturali all’Università Ca’ Foscari di Venezia, frequento la magistrale in Marketing e Mercati Globali all’Università di Milano-Bicocca. Innamorata della cultura, nel mio piccolo cerco di diffonderla il più possibile.
Bellissimo articolo, ben strutturato e chiaro nella comprensione (fondamentale) di un’arte moderna che stenta a farsi largo tra la massa ma, con questa ottima e semplice esplicazione, induce alla curiosità, al desiderio di voler approfondire le tematiche proposte dall’ autore sulla transitorietà della vita.