Assistenza anziani: è giusto che le associazioni siano supplenti dello Stato?

Il fatto dell’anziana svenuta in un supermercato a Padova, a suo dire perché con la pensione minima non arriva a fine mese (il Comune sta verificando, sembra che il caso fosse noto e che la signora avesse rifiutato gli aiuti), ha ridestato l’attenzione su un problema di cui non si parla molto: gli anziani che abitano da soli.
È ormai arcinoto che l’Italia è uno dei paesi più vecchi del mondo, dato inteso non come aspettativa di vita, ma come rapporto tra giovani e anziani. Si calcola che nel 2050 saremo il terzo paese più vecchio al mondo dopo Giappone e Spagna, con 74 persone over 65 ogni 100 persone che avranno tra 20 e 64 anni.
Prendendo come esempio il comune di Padova, le persone che hanno ottenuto l’assistenza a domicilio da parte dell’amministrazione sono 437. Se allarghiamo lo sguardo anche a tutti gli aiuti, anche non a domicilio, che comprendono servizio di lavanderia, pasti a domicilio, telesoccorso, telefonata amica, pulizie casalinghe e contributi economici, il numero sale ancora, con una copertura di circa 1850 persone.
Anche i dati sulle badanti sono significativi: uno studio in collaborazione tra l’Associazione Leone e Domina evidenzia che in città i numeri sono raddoppiati negli ultimi dieci anni, da 3200 a ben 7mila, con la percentuale di badanti italiane passata dal 5 all’11%; il che vuol dire che fra le pensioni e gli stipendi dei figli in qualche modo molti riescono comunque a gestire la situazione autonomamente.
Nonostante ciò, i comuni avrebbero molto più da fare se non fossimo un popolo solidale. Decine di associazioni, in tutta Italia, raccolgono volontari che donano anche semplicemente un’ora alla settimana del proprio tempo per rendere la vita delle persone sole un po’ più dignitosa, anche con diversi Progetti Giovani che in molte città esistono già.
Le associazioni sono comunque sempre a stretto contatto con i comuni, in un lavoro sinergico di scambio di informazioni e dati che negli anni va sempre più incrementato. Ed è qui che in molti si porgono la questione se sia giusto che il volontariato sostituisca lo Stato, se con l’alta tassazione italiana ci sia bisogno di un’autogestione dei cittadini per certe questioni sociali importanti.
Sicuramente il volontariato e l’associazionismo sono un valore aggiunto in questo campo: gli anziani non sono persone da buttare ma individui che ci possono trasmettere esperienza e saggezza. È altresì vero che negli ultimi anni lo Stato li ha visti troppo come un peso e come categoria a cui spillare soldi, e anche che molti giovani li vedono come dei privilegiati rispetto alla disoccupazione dilagante di questi tempi. Purtroppo siamo sempre all’interno della cosiddetta lotta tra poveri; speriamo che in questi cinque anni i nuovi legislatori amplino i loro orizzonti, per avere una visione d’insieme e agire di conseguenza nell’interesse di tutti, senza porre una categoria in contrasto con l’altra.