Assistente sessuale: c’è il corso di formazione anche senza la legge
L’assistente sessuale per disabili è una figura presente in molti paesi europei, ma non in Italia dove per il suo riconoscimento sono state presentate due proposte di legge: una nazionale che riposa in pace in Senato e una regionale in Lombardia. Ma dove la legge si ferma, prosegue lo spirito d’iniziativa di chi ha a cuore un bisogno e la necessità di trovare e formare persone che contribuiscano a risolvere un problema. Per questo motivo il 31 agosto è iniziato a Bologna il primo corso italiano per Oeas, «Operatori all’Emotività, all’Affettività e alla Sessualità» per i disabili.
4 giorni di lezioni frontali per poi cimentarsi in un tirocinio di 60 ore. I partecipanti sono 17, di ambo i sessi, dai 25 ai 45 anni, con diversi orientamenti sessuali e diverse storie alle spalle. Il presidente dell’Istituto Italiano di Sessuologia Scientifica, nonché docente del corso, Fabrizio Quattrini, non può che dare la propria benedizione all’iniziativa: «Alla fine del corso, i partecipanti si iscriveranno a un albo privato, quello dei “love giver”» e «potranno svolgere la propria attività privatamente, nei propri studi o a domicilio». Qualcuno paragonerà questa professione alla prostituzione? Maximiliano Ulivieri, fondatore del comitato Love Giver, spiega che è «un accostamento che non ha motivo di esistere. Se lo scopo della prostituta è quello di fidelizzare il cliente, il compito dell’assistente sessuale è, al contrario, quello di aiutare gli altri ad apprendere la propria sessualità ed essere indipendenti».
Ora servirebbe una legge a regolamentare e riconoscere la professione, ma per i diritti non c’è mai tempo.
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