È banale, ma leggere ti cambia davvero la vita
«Leggi, che ti fa bene!» sembra una di quelle uscite scontate tipiche di genitori, parenti o insegnanti che, con questa sorta di frase fatta, vogliono convincere i loro pargoli a dedicarsi alla lettura. Immagino non sia la prima volta che queste parole fanno capolino nella vostra testa, specialmente nel periodo infantile per quelli che non riuscivano affatto a percepire in loro i precoci sintomi del «topo di biblioteca» e per i quali i libri erano mattoni difficili da digerire. La domanda che allora sorgeva spontanea era: «Perché leggere?»
Perché leggere può davvero cambiarti la vita. L’ha fatto in passato, lo fa nel presente e continuerà a svolgere il suo vitale compito.
La lettura è alla base dell’insegnamento elementare, assieme alla scrittura e al far di conto. Come tale, permette l’entrata alle conoscenze base e dà l’input all’accesso all’informazione. Non si parla di chissà quali astrusità, ma la lettura supporta la sopravvivenza quotidiana: leggere un’etichetta di una confezione di alimenti, un segnale indicante una località. Cose scontate, che facciamo con naturalezza ogni giorno. L’essenziale.
Leggere significa avere qualcosa di materiale e permanente sempre a portata di mano, a supportare la memoria. Quante storie antiche non sono giunte fino ai giorni nostri, poiché tramandate solo oralmente e dimenticate prima che venissero trascritte? Leggere ci dà la possibilità di venire a contatto con ciò che la memoria non ha cancellato per sempre, sbiadendosi con lo scorrere inesorabile del tempo, dal quale non solo la lettura ne esce vittoriosa, ma da cui essa prende un potentissimo slancio per arrivare, infine, ad un altro dei suoi scopi.
La lettura è infatti, in quello che potremmo definire il più «superficiale» dei suoi obiettivi, lo svago e l’evasione dalla routine quotidiana, da ciò che ho appena sopracitato come lo scorrere inesorabile del tempo: leggere può farci realmente perdere tale cognizione. Staccare la spina per un po’, chiudere fuori il mondo intero e prendersi un momento per rimanere con se stessi, allontanare il chiacchiericcio e il rumore , le preoccupazioni ed i pensieri può davvero aiutare a distendere i nervi e rilassarsi.
Dunque, perché non dovremmo leggere?
Emanuela, 19
Studentessa, attrice, ama l’arte in tutte le sue forme. Filantropa e amante dei gatti, sogna di fare dell’arte della scrittura la sua professione.
Che sciocchezza, scusa ma con tutto il tam tam pubblicitario che gli editori possono pagarsi è deprimente vedere come che la gente si sforza di fare da ripetitore, ci hanno indottrinati proprio bene. Scoraggiante e banale, smetto di seguirvi.
La ringrazio per il commento. Non pensa che sarebbe il caso di dare un’altra possibilità a una collaboratrice al suo primo articolo, soprattutto se si tratta di una studentessa appena maggiorenne del liceo? E comunque qui nessuno si «sforza di fare da ripetitore»: Emanuela, come tutta la redazione, scrive ciò che pensa.
In riferimento all’altro suo commento (all’articolo di Francesca Bortoli sulla poligamia), si tratta dell’opinione del nostro vicedirettore in risposta a quella del sottoscritto: se, come ha affermato nel commento, non è d’accordo può benissimo discutere con noi (come ha fatto) nel merito della questione, ma – se posso permettermi – liquidare con «che sciocchezza» un articolo significa annullare la nostra volontà di creare un dialogo e un dibattito. Questo blog si basa su una regola aurea: non c’è una «linea editoriale» o un «pensiero dominante». Ogni collaboratore può esprimere la propria opinione e i lettori fare lo stesso. Se questo non le va bene, seppur con rammarico sono d’accordo con lei: smetta di seguirci, evidentemente abbiamo esigenze differenti.
Sembra scritto su misura per me . Effettivamente nel mio caso è stato così . I libri mi salvano ogni giorno. Non ho cominciato a leggere da piccolissima ma da quando lo faccio il mio mondo è migliore
mi ci vedo , grazie