La chiamavano Caput Mundi. I barbari a Roma
Roma, un uomo precipita dal nono piano e non si fa nulla, rompe un bancomat e se lo porta a casa. No, aspettate un attimo, questa è la trama di Lo chiamavano Jeeg Robot, un film che immortala una città lontana dal Colosseo, più vicina all’uomo medio, con un’ironia nera. Quello che succede davvero a Roma è molto peggio o molto più fantastico, a seconda. Ambulanze usate per andare a timbrare il cartellino o addirittura per spacciare droga ‒ idee da cinema trasportate nella realtà in modo impeccabile.
Jeeg Robot non ce l’abbiamo purtroppo, ma fortunatamente Antonio Razzi si candiderà per porre fine a queste barbarie. Il senatore ha annunciato in questi giorni la sua discesa in campo, cui è stato spinto dopo una chiacchierata con degli amici abruzzesi, che lo avrebbero invitato a cena. L’onorevole ci tiene a precisare che non ha pagato lui la cena, ma mica per colpa sua, era un invito. Gli abruzzesi trapiantati a Roma si sentono poco rappresentati. «Senatore, cosa può portare di nuovo a Roma?» chiede la giornalista. «Tante cose, amica mia, tante cose perché ci vivo da dieci anni e Roma è un disastro, l’infrastruttura e la mondezza che si vede per le strade». Insomma l’uomo si è lanciato e Maurizio Crozza può stare sereno per altre quattro puntate. Intanto, due uomini sposati regolarmente in Canada, hanno ottenuto dal Tribunale di Roma la stepchild adoption, del figlio nato in Canada. Ormai la sentenza è inappellabile, il pargolo è condannato! Senatore, ci pensi a lei a riportare un po’ di ordine.
Impegnata tra libri e scacchi, in movimento tra Padova e Torino, sempre con una forte dose di sarcasmo.