Colpo di stato permanente – Paolo Becchi

Colpo di Stato permanente
Paolo Becchi

Marsilio 2014 – 9 euro

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Colpo di Stato permanente
si presenta come un’analisi lucida della situazione politica italiana degli ultimi tre anni. La tesi di fondo, esposta all’inizio del saggio, si basa sulla convinzione secondo cui un colpo di Stato non si verifica solo mediante un assalto militare al Parlamento, non è compiuto solamente da attori esterni, ma può essere anche attuato da organi interni allo Stato stesso, rispettando le regole della Costituzione, e questo, dice Becchi, è il caso italiano: «la Costituzione è stata colpita a morte da quel potere che, una volta annientati tutti i diritti, potrà poi affermare “ho agito legalmente, non ho commesso alcuna violenza”».

Anche per Becchi, come per Travaglio, Napolitano è «re Giorgio», poiché il Presidente, con l’appoggio del Parlamento e di organi europei, dall’eliminazione politica di Berlusconi nel 2011 fino al governo Renzi ha acquisito sempre più potere (l’autore parla infatti di presidenzialismo) a discapito della democrazia, lasciando però sempre l’impressione di agire nella più totale legalità.
Questo sarebbe confermato da alcune dichiarazioni di membri del Senato, e da alcune, chiamiamole così, stranezze: ad esempio Becchi sottolinea che Mario Monti, espressione dei banchieri al potere, è stato nominato senatore a vita in appena due ore, e in questo modo ha potuto «oltre che garantirsi l’immunità a vita, legittimarsi quale espressione, in qualche modo, della stessa Assemblea. Ed è così che il Parlamento diventa complice necessario del colpo di Stato: accetta il fatto compiuto, e lo legalizza formalmente». L’autore poi analizza dalla propria prospettiva il trattato Stato-mafia e altre vicende, come quella del porcellum.

Nel complesso il saggio è scritto in modo fluido e ben argomentato; ovviamente a queste argomentazioni si potrebbero opporre una serie infinita di obiezioni, come ha sottolineato Gianluca Briguglia in un articolo su Il Post dello scorso aprile: «Tuttavia, a volere considerare quella del colpo di stato un’iperbole, il libro tocca alcuni reali cambiamenti in corso. Per esempio la crisi del parlamentarismo italiano, che Becchi, in ottima compagnia, non coglie come tale, ma come attacco alla democrazia. Oppure il ruolo attivo del presidente della repubblica, che per Becchi è colpo di stato ammantato di legalità, ma per molti è il tentativo di non far deragliare il sistema in attesa di riforme che lo rendano più efficiente». Sicuramente il libro offre degli spunti non banali di riflessione critica, poi ai lettori l’ardua sentenza.

VOTO

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