Benvenuti negli anni 20, il portale del capitalismo aristocratico
Uno scudo a sfondo azzurro, il colore dell’Oceano Pacifico. Due strisce dorate, il sole californiano. Tre piume e un uccello canoro, il potere delle parole. Il leone, i papaveri della California, il calicanto d’inverno dei prati di Kensington Palace, per celebrare il legame tra Meghan Markle e la Famiglia Reale.
Questi sono gli ornamenti dell’esclusivo stemma araldico che vogliono celebrare l’affiliazione ad una famiglia reale, la fedeltà alla monarchia nazionale. Il laccio che tiene uniti l’ attrice statunitense e il popolo del Regno Unito sembra, però, esser destinata ad affievolirsi, quasi ad annullarsi, dopo che la scorsa settimana, con un dubbio e non ufficiale comunicato, il duca e la duchessa di Sussex hanno dichiarato sul comune profilo Instagram, l’intenzione di rinunciare al ruolo di membri senior della famiglia reale e ai relativi finanziamenti pubblici di cui godono, in forza del Sovereign Grand Act del 2011, allo scopo di liberarsi delle strette grate del Regno Unito e dagli istituzionali impegni monarchici, allo scopo di condurre una vita finanziariamente indipendente dall’appannaggio reale tra l’Europa, gli Stati Uniti e il Canada.
Sebbene, a conclusione della straordinaria riunione familiare dello scorso lunedì, il parere della Corona si sia soffermato sull’accettazione della proposta e sull’avvio di un periodo di transizione, le opinioni dei sudditi e cittadini inglesi sembrano trasudare furia ed estrema delusione. Da un sondaggio pubblicato dal Daily Mail, con la collaborazione della società di ricerca JL Partners, risulta che oltre il 70% degli intervistati ritiene che l’annuncio inofficioso dei duchi di Sussex, condotto senza previa consultazione della regina, costituisca un gesto di grave oltraggio, e che, con ancor maggior sdegno, la maggioranza della popolazione inglese, sia concorde nell’intravedere come giusta punizione contro la coppia la decadenza dal trattamento di altezza reale e dall’uso del titolo nobiliare. L’opinione pubblica, infatti, non perdona al principe cadetto e alla moglie statunitense la decisione di abbandonare i massimi offici cui sono chiamati e preposti i membri maggiori della famiglia reale, per dedicarsi ad un’esistenza ove il libero esercizio di un’attività lavorativa autonoma sconfini nello sfruttamento economico dell’istituto monarchico.
Harry e Meghan, infatti, hanno già registrato il loro nome, Sussex Royal, come marchio commerciale e, secondo indiscrezioni provenienti da oltreoceano, su consiglio dei coniugi Obama, vantanti a loro volta un ricavo netto annuo di ben 65 milioni di dollari, i due giovani rampolli reale sembrerebbero intenzionati a gettarsi nell’universo dell’imprenditoria digitale e dello spettacolo. 1,4 milioni di followers provenienti dal condiviso profilo di Istangram, un patrimonio personale stimato da Forbes di circa 30 milioni di euro e un Royal Baby, Archie, capace di fruttare nell’ultimo anno 3 milioni di sterline, rappresentano soltanto delle primarie risorse, che i Sussex potranno implementare con apparizioni televisive e cinematografiche, registrazioni discografiche, sponsorizzazioni, eventi, serate di gala, libri. Ciò che ne potrebbe derivare sarebbe, insomma, una mera attività di influencer, l’aristocratica versione dei nostrani Ferragnez, il più alto singulto dello sfruttamento economico dell’immagine.
Cede ormai negli occhi delle presenti generazioni la visione della nobiltà dal contegno rarefatto e fiabesco, impersonata dalle classiche figure di due principesse del Novecento, Grace Kelly e lady Diana Spencer, mentre si spengono definitivamente i ricordi della tradizionale monarchia millenaria dal respiro sacrale. I templi occupati per il pubblico esercizio di un ruolo di rappresentanza costituzionale sono invasi dall’onda della mercatura, giacchè l’astratto capitalismo e l’aristocrazia nobiliare si confondono fino a divenire un tutt’uno indistinguibile, un capitalismo aristocratico che si serve di uno status ineliminabile e ineludibile nato dal patto sociale per la realizzazione di un privato profitto, con i conseguenti timori di conflitto di interessi che fanno fremere i sudditi inglesi, offesi dal privato godimento a scopi di lucro che la coppia reale potrebbe vantare sul massimo simbolo politico e storico della Nazione.
Classe 2000, figlia del XXI secolo e delle sue contraddizioni. Ho conseguito la maturità presso il Liceo Classico Eschilo di Gela e frequento la facoltà di Giurisprudenza presso l’Università di Trento