Binomio tra turismo e precarietà: è possibile andare oltre?
Se avete letto questa rubrica dagli inizi, saprete che ci siamo occupati spesso di turismo e di tutte le sue forme anche le meno inconsuete come quella in collaborazione con l’industria dei videogiochi. Queste tendenze alternative possono sembrare curiosità per appassionati, anche piuttosto frivole, ma sono invece centrali per superare l’ormai annoso problema del binomio tra turismo e precarietà.
La crisi del turismo in Italia e nel mondo
Ci siamo spesso occupati delle aree interne al paese, di come alcune zone turistiche dopo la pandemia si stiano riadattando. In tanti cercano di scorgere la luce in fondo al tunnel, di guardare al di là dell’ennesima ondata e della variante Omicron. Ciò nonostante il futuro non sembra roseo secondo gli esperti. I dati fipe dell’ anno 2020 parlavano chiaro: Circa 120 mila addetti al settore turistico hanno cambiato strada, chiudendo la porta in faccia a quel mondo per sempre, oppure espatriando. Spoiler: la tendenza dell’anno corrente non sembra in miglioramento.
Abbiamo assistito alle accuse al vetriolo delle scuole di formazione, che lamentano lo sfruttamento sull’ambiente di lavoro a danno dei neodiplomati; poi abbiamo visto gli imprenditori sulle barricate, che invece puntano il dito sulla poca preparazione data agli studenti. Infine nel nostro paese, per non farci mancare nulla, si è arrivati anche ad accusare i giovani di poca predisposizione al sacrificio, che non fa mai male, specialmente se si punta a demotivarli ulteriormente.
Anche la situazione dell’hospitality fuori dei nostri confini non appare migliore: in Inghilterra le aziende ricettive hanno cercato di tornare a essere appetibili attraverso l’aumento salariale, così come gli Stati Uniti, dove il fenomeno dei licenziamenti volontari però, è più complesso e diffuso.
La pandemia e l’incertezza che ha generato hanno in realtà soltanto amplificato alcune problematiche strutturali del settore, tra cui il binomio tra turismo e precarietà, portando molti lavoratori delle cucine, degli hotel, bar e ristoranti a dire definitivamente basta a un percorso lavorativo che spesso in Italia e nel mondo comporta orari fuori misura, zero gratificazioni e poche garanzie.
Nuovi standard economici e sociali
Lo stesso Alessandro Borghese, noto chef e volto televisivo si era posto il problema, chiedendosi se non fosse ora di prendere il toro per le corna e cambiare gli orari lavorativi, nonché offrire stipendi adeguati al costo della vita per i lavoratori contemporanei, il quale, per ammissione dello stesso chef, è assai più alto che in passato.
Anche a livello di ritmi di vita stanno cambiando molte cose, i ragazzi di oggi danno molto più valore al loro tempo libero e sono sempre meno disposti a lavorare dietro ai fornelli o in sala anche 12 o 14 ore al giorno, sacrificando la propria vita sociale.
Tale problema riguarda solamente le crescenti richieste dei dipendenti? No, ovviamente, anche gli imprenditori hanno le loro responsabilità, tuttavia il maggiore ostacolo alla risoluzione della questione sta nella tipica dialettica mediatica Italiana, che invece di presentare analisi e proporre soluzioni preferisce concentrarsi sul provocare scontri tra le parti in causa.
Anche per chi fa impresa nel settore turistico, che rappresenta una buona fetta del PIL nazionale, i tempi sono piuttosto bui anche una volta trovati i collaboratori, in quanto, principalmente a causa di una tassazione altissima sulla media europea, il costo medio annuo di un lavoratore può anche superare i 45 mila euro. Cifre folli per una piccola impresa, per esempio un bar o un ristorante a gestione familiare. Per questo sempre più spesso, e sempre più di concerto con il lavoratore stesso, si sceglie la strada dei contratti agevolati, a chiamata o a tempo determinato.
Sempre più spesso, e finché ce la fanno, sono le stesse imprese a tirare avanti sotto il segno del binomio tra turismo e precarietà, in piena concordanza con un periodo in cui le certezze sono davvero poche.
Alla ricerca di una visione alternativa
Tuttavia, la crisi attuale dovrebbe essere un’occasione per ripensare lo stesso sistema del turismo, specialmente la sua programmazione lavorativa basata sulla stagionalità, che concentra abnormi moli di lavoro in brevi lassi di tempo. Questa comporta forti effetti negativi sui lavoratori che operano in una certa zona e sulla possibilità di ottenere contratti continuativi, e al contempo lasciano le imprese alla mercé dell’inflazione, dei mercati di terreni e prodotti locali e talvolta perfino delle mode e beni locali. Inoltre, l’invasione stagionale ha effetti deleteri anche sugli ecosistemi e sull’usura dei beni culturali.
Senza addentrarsi in infinite trattazioni che abbraccino esaustivamente ogni aspetto sopra citato, la soluzione più logica per scardinare il binomio tra turismo e precarietà è promuovere politiche e campagne mediatiche atte ad allungare le stagioni, rendendo più attrattivo un dato territorio per favorire il turismo su una porzione di anno più lunga. Purtroppo si tratta di una visione a medio termine, siccome necessita di appositi investimenti, da condurre con organizzazione e visione a lungo raggio. Inoltre, è necessaria una capacità di comunicazione che non rimanga legata al singolo mercato di riferimento, ma che dialoghi a trecentosessanta gradi con le aspettative dei turisti di domani.
In ultimo, un bisogno impellente soprattutto in Italia è quello di fornire personale e materiale informativo per indirizzare il turista verso tutte le peculiarità di un dato luogo, incentivando e coltivando, le produzioni territoriali, le eccellenze e i tesori locali, in modo da esprimere appieno il potenziale culturale e naturale del nostro Paese. Esso, al di là delle frasi fatte e degli slogan già sentiti da ognuno di noi, è davvero immenso.
Per far si che questi concetti diventino familiari, nel prossimo futuro la rubrica Tour Sensoriale si occuperà di divulgare le nuove tendenze le possibilità relative al mercato turistico, dagli studi in atto alle sperimentazioni di esperienze alternative, rimanendo consci che in alcuni luoghi è più difficile proporre cambiamenti rispetto ad altri. L’obiettivo, oltre a proporre interessanti idee di vacanza per il lettore, sarà comprendere le innovazioni che alcuni paesi ed enti territoriali stanno ricercando per arrivare a una modo sempre più sostenibile di viaggiare e di accogliere.
Laureato in Storia del Costume, lavoro nel settore turistico da oramai un decennio. Gioco a Rugby e sono pur sempre un romanticone.
Co-creator di Hero Friend.