Biotestamento finalmente approvato: quando la lotta per i diritti sociali?
Ieri in Parlamento è finalmente stata approvata la legge sul biotestamento. Era ora.
Si dovrebbe far notare a chi ha votato no (soprattutto centristi e leghisti) che tale legge afferma non solo diritti espressi nella nostra Costituzione, ma addirittura quanto detto all’articolo 3 della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo: «Ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà ed alla sicurezza della propria persona».
Diritto alla vita non significa vivere a qualunque costo. Significa che nessun’altro individuo può disporre arbitrariamente della vita di un altro. Questa legge finalmente garantisce il principio di libertà stabilito in questo articolo, cosa che prima non avveniva perché mentre una persona sana e cosciente può decidere liberamente se porre fine alla propria vita e in quale modo farlo, una che per un qualsiasi accidente non è più in grado di compiere un tale gesto – o poiché incapace di intendere e di volere o perché non più in grado di muoversi – perde la facoltà di avvalersi di questa libertà. E ciò è ingiusto: se non posso disporre liberamente del mio corpo vuol dire che mi è negato ciò che ad altri è concesso. Quindi, oltre al principio di libertà questa legge esprime anche un principio di uguaglianza.
Questa potrebbe essere la dimostrazione che se non si intasa il Parlamento con fiducie, accordi sottobanco e quant’altro qualcosa di buono è in grado di produrlo. Ed è anche la prova di quanto è importante la disobbedienza civile come forma di cambiamento contro ogni ingiustizia del potere: si fa riferimento al gesto di Marco Cappato che aiutò Dj Fabo a suicidarsi in Svizzera e poi si autodenunciò. Questa fu un bell’esempio di lotta per i diritti civili che il ministro Delrio dovrebbe imparare bene: l’effetto del suo scioperino della fame a singhiozzo per lo Ius (non) Soli è stato quello di scaturire risate e battutine tra detrattori e non.
Purtroppo, però, non si può non sottolineare come il potere conceda diritti solo quando non gli costano nulla. Se si toccano interessi economici è tutta un’altra musica: la più grande esperienza di disobbedienza civile in Italia, il Movimento No Tav, che si è ribellato a un’opera da ogni punto di vista non solo inutile, ma anche dannosa e progettata solo per spillare denaro pubblico, è stata fatta passare da tutti i media come un manipolo di ignoranti, criminali, nullafacenti e nonostante le loro proteste. Soprattutto, il che è scandaloso, all’evidenza dei fatti, ancora si continua in questa folle impresa.
Senza accantonare mai la lotta per i diritti civili. a quando quella per i diritti sociali?
Nato nel 1993, felicemente piemontese. Dopo gli studi di ragioneria, mi sono addentrato in quelli di Lettere, conseguendo la laurea triennale. A breve, arriverà anche il titolo magistrale.