Bitonci e il kebab: la sconfitta della destra
Citare Indro Montanelli e Thomas Hobbes è sin troppo facile però rende bene l’idea: Massimo Bitonci, sindaco di Padova dopo aver vinto il ballottaggio l’anno scorso, è riuscito a fregarli entrambi come due novellini. Eletto con i voti (tra gli altri) di Forza Italia e di quella strana entità chiamata Ncd, quindi anche con i voti (in teoria) dei liberali e dei moderati, Bitonci ha deciso di anticipare l’orario di chiusura del kebab di Kalim Shuaib e Ali Faryad (Piazza delle Erbe, 32) alle 14.
Fin qui il lettore non padovano si potrebbe chiedere il motivo di questo nostro interessamento a una realtà squisitamente locale. È presto detto: il kebab è stato sanzionato perché, come si legge nella relativa ordinanza, reo di aver venduto due volte alcol oltre l’orario stabilito ma soprattutto perché il loro locale è diventato ritrovo «di persone nullafacenti e/o dedite ad attività sospette, afferenti lo spaccio ed il consumo di stupefacenti, e che tali persone, specie in orario tardo pomeridiano e serale, sono solite aggregarsi e trattenersi nel sottoportico prospiciente l’esercizio». La ciliegina sulla torta che ha fatto scattare l’ordinanza è stato «l’intervento effettuato dalla Polizia di Stato nella notte fra il giorno 4 ed il giorno 5 settembre u.s., a seguito di una rissa verificatasi tra soggetti extracomunitari irregolari sul territorio italiano, dediti a traffici illeciti, ed in particolare allo spaccio di sostanze stupefacenti». La rissa, tra l’altro a colpi di coltelli, è avvenuta fra due tunisini, quando Ali e Kalim sono invece pachistani. A parte il fatto che è tutto da dimostrare il collegamento fra il locale e i facinorosi «dediti ad attività sospette» (e di questo forse se ne occuperà il Tar), è pedagogico leggere le motivazioni di questa ordinanza: visto che «è necessario porre in essere ogni utile iniziativa tesa ad implementare il livello di sicurezza urbana e di tutela dell’incolumità pubblica», la chiusura dell’attività alle 14 serve a «disincentivare le descritte aggregazioni, in considerazione del fatto che la frequentazione di soggetti extracomunitari irregolari sul territorio italiano e/o dediti a traffici illeciti nella zona in cui opera l’esercizio è maggiore in orario pomeridiano e serale».
Se non ci stesse parlando di una tragedia (imporre la chiusura alle 14 equivale a sopprimere l’attività), le motivazioni farebbero ridere di gusto: da quando in qua un locale chiuso «disincentiva» il malaffare? Non è forse la presenza costante di persone a scoraggiare le presenze «sospette»? «L’attività stessa costituisce luogo di aggregazione di tali soggetti irregolari, favorendo di fatto l’organizzazione di attività illecite»? Parliamoci chiaro: è più semplice spacciare droga al buio in una piazza deserta, oppure dentro un negozio di kebab? E poi, ammesso e non concesso che sia davvero così, se questi signori trovano il kebab chiuso si dileguano misteriosamente nella notte?
All’inizio di questo articolo ricordavamo che Massimo Bitonci è stato eletto anche grazie alla presenza di quelle forze politiche di «centrodestra» che dovrebbero riconoscersi nel liberalismo, e non è forse liberale favorire la libera iniziativa imprenditoriale e, nel binomio hobbesiano libertà-sicurezza, preferire senza se e senza ma la prima? Aveva ragione il vecchio Indro in tempi non sospetti: «l’italiano non sa andare a destra senza finire nel manganello», manganello letterale o metaforico che sia. Forse il sindaco di Padova non si rende conto, lo ripetiamo, che prendendo come capro espiatorio l’attività di Ali e Kalim non risolverà la questione della malavita nel centro storico. L’unico effetto è la perdita di una consistente parte del reddito in due famiglie. È questo il «sindaco di tutti»?
Giornalista professionista e fotografo. Ho pubblicato vari libri tra storia, inchiesta giornalistica e fotografia