Body Positive: accettiamo il nostro corpo, sempre e comunque
Ogni generazione ha i suoi traumi. I nostri nonni hanno creduto veramente nelle ideologie, noi abbiamo subito l’improvvisa dipartita di Eddie Guerrero. La loro è stata un’epoca oggettivamente più dura, ma anche più genuina: guerra sopportata, ricostruzione sudata e boom economico come premio. La nostra, invece, è un’era di generale agiatezza che sembra non riservarci grandi battaglie da affrontare e, per questo, sposta l’attenzione su questioni misere, ma subdole.
Una delle peggiori paranoie da benessere è l’ossessione per la perfezione fisica.
Ora potremmo affliggerci di fronte agli ultimi dati sulla diffusione dei disturbi alimentari e dirci che Marilyn Monroe era bellissima anche se portava la 46; ci sentiremmo persone buone ed emancipate dal sistema, senza accorgerci dei due errori commessi: ridurre il problema alle sue manifestazioni più eclatanti e aggiungere quell’«anche se».
Già, perché è la norma che un corpo appena fuori dal canone sia solo tollerato e che si ignori totalmente la situazione che sta all’ombra, e forse alla base, di malattie come anoressia e bulimia: il disagio di tantissime persone completamente succubi del proprio aspetto. Benché non se ne parli, infatti, la sensazione di essere diversi dal bello condiziona l’atteggiamento di molti ragazzi e ragazze: salti la festa in piscina perché in bikini sembri un salame, non vai in quel locale affollato perché tutti guarderanno il tuo culone, e in un attimo ti ritrovi pieno di rimpianti e frustrazioni. Cominci a percepire il tuo corpo come un involucro estraneo e nemico, una gabbia.
Con l’obiettivo di scardinare questa forma mentis logorante, sta prendendo sempre più piede il movimento Body Positive. Attraverso i mezzi più disparati (dalle conferenze nelle scuole ai post su Instagram con l’hashtag #bopo), si cerca di promuovere l’accettazione del proprio corpo, di qualunque tipo sia.
Per quanto il fine sia riconosciuto come nobile, molti hanno accusato la «body positivity» di trattare con troppa superficialità il tema della fisicità, mettendo sullo stesso piano l’imperfezione estetica e alcune patologie; è capitato, per esempio, che il movimento facesse passare l’obesità, malattia da curare, come una caratteristica di cui andare fieri.
Nonostante il messaggio mostri a volte simili difetti, l’esperienza del Body Positive sta raccogliendo un successo clamoroso, e proprio sui social in cui a trionfare è l’immagine. Vedendo qualcuno mostrare con orgoglio il proprio corpo sbagliato, moltissimi hanno smesso di sentirsi i soli ad avere una determinata imperfezione, cessando così di affannarsi per nasconderla.
A qualcuno una battaglia incentrata sull’apparenza potrà sembrare futile. In realtà, lo scopo è proprio quello di riportare l’apparenza alla sua futilità, togliendole l’importanza che essa ha assunto e indebolendo l’influenza che esercita sulla nostra vita emotiva e sociale. Uno dei motti del Body Positive è «Il tuo corpo sente tutto quello che pensi»: smettendo di pensarlo come un nemico, come una gabbia, il corpo tornerà a essere solo e soltanto carne.
Dalla Bassa Bergamasca alla tentacolare Udine per studiare Mediazione Culturale. Mi guardo intorno e scrivo.