Camillo Langone ci racconta la «realtà» con il lambrusco
Pensieri del lambrusco
Camillo Langone
Marsilio – 2016 – 16 euro
Qualunque giudizio su Camillo Langone è superfluo. Quello che vi basta sapere è che, qualunque sia la vostra opinione su questo discusso personaggio, dopo la lettura di questo volume ne uscirà senz’altro rafforzata. Langone, firma del Giornale e del Foglio, dà completezza ed estensione ai pensieri che pubblica sui quotidiani per cui lavora: ha un bagaglio di critiche per tutti. Dall’ambientalismo all’animalismo, dal buddismo al femminismo, dall’immigrazionismo all’islamismo, dall’omosessualismo al pauperismo, dallo statalismo al veganismo, tutti questi -ismi finiscono sulla forca di Camillo.
«Vidi la patria invasa e mi rifugiai nel lambrusco», questo l’incipit. Qualcuno dirà che l’amore di Langone per il buon vino era cosa nota a chiunque avesse l’ardire di leggerlo, però noi stiamo scrivendo una recensione e per questo siamo momentaneamente scevri da ogni pregiudizio sull’Autore. La patria «invasa» dai suddetti -ismi, per l’ennesima volta, ma ora è diverso perché prima gli aggressori «dovevano vedersela con una Chiesa salda nella sua fede, con un popolo solido nel suo buonsenso, con contadini forti nella loro autarchia, con madri fondate nella loro natura», fattori difensivi che non esistono più.
Langone parla della «demoniaca industria del divorzio», mentre nel Vangelo la fine del matrimonio era proibita; Tiziano Ferro gli fa «tristezza» perché, facendo coming out (rendendo pubblica la propria omosessualità) ha condiviso con altri i «suoi turbamenti», e come lui hanno fatto tanti «vip incontinenti». Bersaglio delle sue critiche è anche Charles Darwin con l’evoluzionismo. Oltre a chiamare gli omosessuali «sodomiti», Langone si lancia in pirotecniche elucubrazioni sul femminismo: «Solo un marchettaro, o un amante bravo quanto un marchettaro, poteva garantire un’erezione nel rapporto con una donna capace di guadagnare, contare, comandare più di lui. Avrei voluto spiegare alle donne che pagarle di meno significava semplicemente poterle amare di più».
«Maschi e femmine si creò», sentenzia parlando del genderismo; definisce «la figura della lesbica nemica dell’uomo» perché «Cristo ci esortava ad amare il nostro nemico, non a considerarlo amico» ed è convinto che l’omosessualità sia una malattia, con un’accezione «più metafisica che fisica» del termine.
Ci chiediamo davvero quale sia il senso di questo libro, se non una raccolta di pensieri (leciti, ma non condivisi) senza né collegamenti né basi logiche, ma con un cristianesimo che intende piegare la realtà, anziché adattarvisi tramite la sacra arte dell’interpretazione.
Ma, nonostante questo e nonostante la supposta quantità di lambrusco tracannata durante la stesura del libro, Camillo Langone non può che esserci simpatico in virtù del suo voler essere controcorrente a ogni costo: compriamo e leggiamo questo libro, per convincerci che ci sarà sempre qualcuno meno intelligente di noi.
Giornalista professionista e fotografo. Ho pubblicato vari libri tra storia, inchiesta giornalistica e fotografia