Alessandra Moretti, le (vere) ragioni di una sconfitta

Carissima Alessandra Moretti,
dopo il suo clamoroso flop alle regionali del 31 maggio in Veneto, lei è tornata a far parlare di sé qualche giorno fa affermando: «La mia campagna elettorale è stata completamente sbagliata, non mi hanno fatto quasi mai andare in televisione dicendo che ero sovraesposta, proprio mentre Zaia era su ogni canale. Mi sono dovuta vestire con un look castigato, da ferrotranviere. In definitiva, hanno cercato di dare un’immagine di me che non era credibile, quella non ero io», secondo quanto riportato da Alessio Corazza sul Corriere del Veneto.

Alessandra_Moretti


Vede, cara Moretti, forse sarebbe il caso di farsi un bel bagno di umiltà e di capire che forse quella che è venuta fuori dalla sua (maldestra) campagna elettorale è proprio la vera Alessandra. Mi riferisco innanzitutto alla ormai celebre intervista concessa al Corriere in cui lei affermava di andare dall’estetista ogni settimana e di essere una «ladylike». Le critiche, che lei stigmatizza parlando di «cattiveria mista a misoginia», erano prevedibili e non perché qualcuno non voglia che lei curi il suo corpo: il problema, cara Moretti, è che tali esternazioni sono del tutto contrarie alla tradizione a cui il suo partito appartiene. Non vogliamo certamente dire che tutte le donne di sinistra debbano essere brutte e non curate, ma che in un periodo di crisi la candidata del maggior partito di sinistra non può lasciarsi andare a simili «confidenze». Quante donne che non hanno nemmeno la possibilità di vedere la vetrina di un’estetista si sono sentite umiliate dalle sue parole? E quante di queste hanno fatto mentalmente il gesto dell’ombrello vedendo il simbolo del Pd sulla scheda elettorale? Lei è assolutamente libera di fare quello che vuole: se vuole andare dal parrucchiere 5 volte al giorno e dall’estetista 10 per sentirsi estremamente «ladylike», faccia pure. Il punto è che la sinistra dovrebbe essere vicina al popolo e lontana dal mondo della «casta». Nulla di tutto ciò è trasparito dalla sua lunga ed elaborata campagna elettorale. Non cerchi di dare la colpa agli altri (pubblicitari, misogini e compagnia bella): Zaia ha vinto su tutta la linea perché ha dimostrato di essere sempre «sulla notizia», per usare una metafora giornalistica: tornado? Ecco Zaia con Salvini e le telecamere. Profughi molesti? Appare Zaia. Sono d’accordo che la politica non è fatta di apparizioni mariane nei luoghi che si trovano in difficoltà, ma se si vuole sconfiggere l’avversario bisogna anche sfidarlo ad armi pari.