Fra Lewis Carroll e biologia: l’evoluzione non ci sposta
Meno conosciuto del primo romanzo Alice nel paese delle meraviglie, Attraverso lo specchio, opera di Lewis Carroll, ha dato la base per una delle più conosciute ipotesi scientifiche sull’estinzione. La base di tutto è il personaggio della Regina Rossa (in foto nella trasposizione firmata Disney), che dà il nome alla teoria, e una sua battuta in particolare. Inquadriamo la situazione: in uno dei primi capitoli, la regina Rossa trascina con sé Alice, spaesata e intimorita, in una corsa forsennata, al termine della quale la bimba ribatte «Ma mi pare che in tutto questo tempo non ci siamo mosse», senza capire il senso dell’accaduto; immancabile arriva la risposta «Qui per quanto si possa correre si rimane sempre allo stesso punto», che di per sé sembrerebbe una delle tante frasi che ora definiremmo nonsense senza darci troppo credito.
Che mondo è un posto in cui tanta fatica non consente di muoversi? La risposta di un biologo statunitense ci dice che è il nostro. O meglio, lo è quando consideriamo la storia dell’evoluzione degli organismi. Ogni cambiamento che si verifica in una specie, avviene non come «passo avanti», ma in affiancamento a quelle che sono le condizioni in cui la specie vive per non soccombere. Per semplificare, applichiamola a una situazione conosciuta e alquanto problematica: la resistenza dei batteri agli antibiotici. I patogeni sono normalmente tenuti a bada con i medicinali, ma data la velocità con cui si riproducono sviluppano in fretta mutazioni genetiche che li rendono immuni a quella sostanza (più frequente è la riproduzione, più facilmente si sviluppano mutazioni). Una volta che la colonia batterica ha acquisito resistenza, il farmaco cessa di avere effetto. E come reagisce il nostro medico, quando malconci gli riferiamo che non otteniamo miglioramenti? Ce ne suggerisce uno diverso, più forte, a cui il batterio non è ancora immune. Ma come si può intuire, è un circolo vizioso. Presto o tardi gli agenti della malattia svilupperanno la mutazione «giusta», e noi saremo, letteralmente… al punto di partenza. Un semplice esempio ma il principio si può applicare a svariate situazioni. Una visione forse pessimista, per certi versi, ma imparziale: non permette infatti di stabilire una graduatoria tra le forme di vita. Evoluto è semplicemente ciò che attualmente può sopravvivere, non ci sono organismi «più avanti» di altri perché – semplicemente – l’evoluzione non è un percorso. Dalle branchie ai polmoni, dalle pinne alle zampe… grandi tappe per i paleontologi, eppure sono transizioni che derivano dalle spinte ambientali (dall’acqua alle terre emerse) che hanno subito gli organismi. Non hanno senso confronti qualitativi tra due soluzioni sviluppate per vivere in ambienti diversi. Ogni specie, nel suo percorso evolutivo, corre con il vento in faccia, qualunque direzione prenda, e per quanto acceleri, la forza contraria aumenta. Chi resterà senza fiato?
Laureata in Biologia all’Università di Padova, mi occupo di didattica ambientale al WWF. Attualmente studio per la magistrale.