Carnaby Street&Camden Town: se l’originalità cede al turismo
Dalla nostra corrispondente Londra
In ogni grande città, quelli che una volta erano i quartieri più malfamati o più isolati dal centro sembrano aver avuto nel tempo uno sviluppo che li ha portati a essere anche i più interessanti.
C’è stato però uno sviluppo aggiuntivo: paradossalmente la loro originalità era data dal fatto che poche persone li frequentavano, dando così spazio a personalità non conformate di esprimersi. Così, dal guadagnato e meritato ruolo di luoghi originali e alternativi, a causa della moda e della più consistente frequentazione, questi luoghi si sono conformati al resto della città, non avendo quasi più nulla di diverso da offrire se non la loro passata notorietà.
A Londra Carnaby Street, nel quartiere di Soho, era considerata una parte periferica, lo stesso scrittore Charles Dickens la definì malfamata in una delle sue opere. Carnaby deve la sua popolarità alla diffusione dello stile mod negli anni sessanta, e soprattutto alla lungimirante idea di alcuni negozianti di aprire delle attività connesse con la moda giovanile. Col tempo, e soprattutto in seguito alla pubblicità offerta dal Time alla zona londinese, Carnaby e Soho vennero invase da turisti e da zona periferica divenne una delle maggiori attrazioni.
Sicuramente Carnaby Street è ancora oggi una zona d’interesse, ben curata e carina, ma di certo non la si può definire alternativa. La sua notorietà è dovuta, soprattutto in questo periodo, alle decorazioni natalizie, nonché a catene di moda come Vans e Cheap Monday vista la vicinanza alle popolari Oxford Street e Regent Street. Viene a questo punto naturale chiedersi come si possa preservare l’originalità di alcuni luoghi se, successivamente alla loro notorietà, essi diventano zone senza più niente di originale. E ancora: se sia giusto pensare di «preservare» i luoghi, o se invece sia corretto ritenere che lo scorrere del tempo e lo sviluppo portino dei cambiamenti.
Una situazione analoga la si ritrova a Camden Town, altra zona della capitale inglese, famosa per i suoi estremismi in termini di moda e tendenze, per il fatto di essere strana e colorata, e di certo un quartiere che non sembra appartenere al mondo british del tè delle cinque in tazza di ceramica. Camden, un po’ come Berlino, è un luogo dove ognuno può esprimere la sua personalità senza essere giudicato, solo che trovarsi a Londra, città stereotipata nello stile impostato ed elegante, la fa essere un’eccezione e un luogo particolare.
Se un tempo mi consigliavano di non andarci da sola, specialmente alla sera, oggi è diventata un’attrazione per i turisti, che sembrano attratti proprio dalla sua originalità. Non solo: negli ultimi anni sempre più persone desiderano viverci, e gli affitti delle case stanno schizzando in alto.
Per ora Camden mantiene ancora la sua originalità, e probabilmente (almeno speriamo) non rischia di adeguarsi al resto della città come è accaduto a Carnaby. Ma il fatto che oggi sia così di moda, forse le ha tolto qualcosa che non potremmo mai notare.
Rimanendo in tema ma cambiando latitudine, mi viene in mente per esempio il quartiere di Soweto a Johannesburg. La parte più povera della città disseminata da «case» fatte di lamiera, è oggi un luogo così famoso che cantanti e star sudafricane desiderano e scelgono di viverci. E così, accanto alle baraccopoli, sono nate case residenziali di gente ricca e benestante.
È chiaro che nel tempo le periferie e, anzi, tutti i luoghi di una città subiscano cambiamenti, ed è giusto che sia così, ma fino a che punto? Come si può risollevare un luogo dal degrado, rendendolo una periferia nella sua accezione positiva e allo stesso tempo riuscire a preservare la sua originalità senza che venga omologato a causa della moda?