Cara Cecilia, i referendum portano alle «ammucchiate»
La risposta di Tito Borsa al breve intervento di Cecilia Alfier pubblicato un’ora fa.
Cara Cecilia,
non posso che darti ragione: sono fermamente convinto che ognuno di noi voterà «Sì» o «No» in quanto libero e privato cittadino e le «ammucchiate» non mi piacciono.
È ovvio che, essendoci solo due alternative e un numero enorme di forze politiche e sociali, qualunque cosa ci si ritroverà a votare, si sarà in compagnia di persone con cui non si prenderebbe nemmeno un caffè insieme. Da una parte io voterò come Salvini, Brunetta, CasaPound, Landini e tanti altri, mentre tu voterai come Maurizio Lupi, secondo le disposizioni di JP Morgan e via discorrendo. Ma non c’è nulla di cui scandalizzarsi: è un referendum e non si stanno formando delle coalizioni di governo.
Non voto «No» perché lo fa qualcuno che stimo o che prendo come esempio: voto «No» perché questa riforma mi fa schifo. E penso che tu, analogamente, voterai «Sì» perché credi nel ddl Boschi. È così che deve funzionare.
Ti confesso che gli endorsement non mi hanno mai fatto cambiare idea. Magari hai ragione tu, questa riforma è necessaria al paese, magari ho ragione io ed è deleteria. Ma siamo entrambi (come del resto chiunque possa votare) cittadini liberi pronti ad assumersi la responsabilità della propria scelta. Matteo Renzi è stato il primo a offendere il fronte del «No» definendolo un’ammucchiata. Probabilmente non riesce a guardare dalla sua parte.
Il ministro Boschi mi ha paragonato a CasaPound quando con i neofascisti ho veramente pochissimo in comune, e me ne sono fatto una ragione. Tu sei stata accostata a Licio Gelli e anche questo è un colpo basso che non deve ferirti. Purtroppo la democrazia e il confronto politico da troppo tempo sono diventati un’altra cosa e dobbiamo prenderne atto.
Con stima
Giornalista professionista e fotografo. Ho pubblicato vari libri tra storia, inchiesta giornalistica e fotografia