Caro Staino, non essere deluso. L’Unità non poteva funzionare
Caro Staino,
sono giorni difficili per l’Unità, il giornale che dirigi. Ieri è stato il secondo giorno di sciopero e, come ha scritto il Comitato di Redazione, nelle prossime settimane si giocherà il futuro del tuo quotidiano. «Mi sono reso conto che non c’è nessuno nel partito che sia interessato a questo foglio», così hai scritto nella lettera a Matteo Renzi che hai reso pubblica. «Credo che anche tu sia fra quelli che neanche scorre la prima pagina del giornale eppure, quando mi hai congedato a Palazzo Chigi, hai urlato allegramente: “Voglio un giornale bello, di tante pagine e non preoccuparti per i soldi… quelli ci sono!” Chissà se te lo ricordi». Renzi ti ha «deluso», per usare le tue parole, questo significa che a suo tempo ti aveva illuso, e questo da te proprio non me l’aspettavo.
Siamo distanti anni luce sia nel modo in cui concepiamo la politica, sia nella maniera in cui pensiamo l’informazione. Io diffidente verso i giornali di partito, tu dirigi un giornale di partito. Io pieno di domande e in cerca di qualche forza politica che finalmente possa farmi sentire rappresentato senza dovermi «turare il naso», tu nemico del grillismo ma al contempo a capo di un quotidiano che troppo spesso ha fatto informazione a senso unico. Nonostante questo, non posso certo dire che tu sia uno sprovveduto e quindi mi stupisce davvero che Matteo Renzi sia riuscito a illuderti e quindi a deluderti.
«Speravo che tu mi avresti fatto parlare in piazza del Popolo, almeno due minuti per presentare il rilancio del giornale e dire che il giornale era al tuo fianco ed era lì in piazza a testimoniare la voglia di rinascita. Speravo che tu mi avresti presentato alla Leopolda come nuovo direttore da ascoltare e soprattutto aiutare in questo grosso lavoro. Al contrario, ai diffusori del nostro giornale non è stata neanche data l’autorizzazione per entrare alla Leopolda (nonostante fuori piovesse a diluvio)». Così ti lamenti con il segretario del Pd, e non riesco davvero a comprendere come tu – uomo di esperienza – sia riuscito a farti illudere in questo modo. L’Unità è un giornale nato morto: snaturato fino al testacoda, non è stato più riconosciuto dallo zoccolo duro dei lettori affezionati. Un formato assurdo, una presentazione giovanilista e vuota che cozza con il nome del quotidiano e del suo fondatore, dei contenuti che fanno da megafono al potere. Questo non è giornalismo, è propaganda.
Come tu possa stupirti che questo progetto stia naufragando non riesco a capirlo. Il Pd, soprattutto fino al referendum costituzionale, e nello specifico l’ex presidente del Consiglio Matteo Renzi hanno avuto il monopolio dell’informazione, ogni mezzo a disposizione per la propria propaganda. Quale interesse poteva suscitare l’Unità, nel mare magnum dell’informazione benevola nei confronti del Pd? Lo sai meglio di me, per raccattare voti e consenso i giornali ormai servono a poco, se paragoniamo il rendimento che offrono a quello della tv.
Mi dispiace davvero per la situazione in cui si trova l’Unità, soprattutto per quanto riguarda i licenziamenti di giornalisti e dipendenti. Ma, al di là di questo, mi chiedo davvero se il tuo stupore sia riferito solo all’atteggiamento di Matteo Renzi, o se invece ti fossi illuso che il quotidiano renziano avrebbe potuto funzionare. È comprensibile anche il fatto che non vi abbiano fatto entrare alla Leopolda: il giornale fondato da Antonio Gramsci inevitabilmente cozza con il Pd centrista che Renzi stava (sta?) costruendo.
Tanti auguri a te e al tuo giornale.
Giornalista professionista e fotografo. Ho pubblicato vari libri tra storia, inchiesta giornalistica e fotografia