Carlo Mazzacurati: la monografia di Antonio Costa per Marsilio
È passato un anno da quando il regista Carlo Mazzacurati ci ha lasciati e ora è più facile esaminare la sua eredità cinematografica e umana con la «giusta distanza» dal lutto. La monografia Carlo Mazzacurati curata da Antonio Costa (Marsilio) vuole essere un ricordo del cineasta padovano, il ricordo di chi lo conosceva bene, e quale miglior modo di ricordare se non attraverso la riscoperta integrale di tutte le sue opere? È un lavoro che, sin da quando era solamente un’idea quest’estate, ha subito trovato il favore degli editori e la collaborazione di un gran numero di persone che sono state accanto a Mazzacurati, sia a livello lavorativo che personale. È una monografia, insomma, che un po’ come i suoi film, non è individuale ma collettiva. Carlo non diceva mai «il mio film» ma «il nostro film», ponenndosi alla pari col suo staff, senza mai montarsi la testa. Padova, forse, non l’ha trattato con la dovuta riconoscenza, eppure era la sua città natale e il luogo dove si è formata la sua prima coscienza cinematografica. In qualsiasi guida al mondo del cinema Mazzacurati è segnato come «non classificabile», perché i suoi film sono troppo variegati, dai gialli alle commedie, fino al documentario realizzato coi medici per l’Africa; tuttavia si possono distinguere alcuni suoi tratti distintivi. Carlo non disprezzava il parere della gente comune, non realizzava film «di nicchia», anzi aveva proprio il gusto della narrazione. In molti suoi collaboratori l’hanno sottolineato, hanno ricordato come lui riuscisse a trasformare un caffè al bar in un racconto di due ore e mezza senza annoiare mai. Dall’amore per la narrazione deriva l’amore per la fase scritta della creazione di un’opera: il film, prima di essere girato, nasce dalla carta, è un soggetto che diventa una sceneggiatura. Per molti registi la scrittura deve essere rapida, bisogna arrivare subito all’azione. Non per lui, lui voleva far rinascere l’arte della scrittura. Lui lavorava con degli sceneggiatori, non con coi dei semplici scribacchini.
Le trame dei suoi film sono spesso prese dal mondo della cinema, più che dalla vita vera, ad essere verosimili sono i personaggi, davvero semplici nel senso più alto del termine. I personaggi sono il centro di tutto, sono sempre in viaggio, un viaggio nella memoria, oppure un viaggio verso il diverso. Mazzacurati ci invita ad accettare la diversità e accettare anche noi stessi, la nostra identità.
Antonio Costa con la sua squadra ripercorre queste opere da Notte Italiana alle più recenti, ma non bisogna dimenticare che non tutti i progetti che un regista inizia diventano pellicole cinematografiche. Alcuni muoiono, ma quando si lavorava con Mazzacurati, si aveva sempre l’impressione che tutto sarebbe andato bene, era lui a infondere fiducia. Lui diceva di essere un «cerimoniere» più che un regista, se così fosse avremmo perso davvero un gran cerimoniere. Aveva cominciato coi documentari, chissà come avrebbe continuato.
Impegnata tra libri e scacchi, in movimento tra Padova e Torino, sempre con una forte dose di sarcasmo.