Caso George Floyd: le contraddizioni della società americana
Il 25 maggio 2020, in America, a Minneapolis, un afroamericano di nome George Floyd pare essere stato brutalmente assassinato da Derek Chauvin, un poliziotto bianco, che sembra aver premuto il suo ginocchio sul collo della vittima per 8 minuti e 46 secondi. Secondo l’autopsia, Chauvin ha continuato a premere il suo ginocchio sul collo dell’uomo per ben 2 minuti e 53 secondi dopo la morte di Floyd. Gli altri tre agenti che erano con Chauvin pare siano rimasti impassibili alle lamentele dell’uomo, che imploravagli venisse risparmiata la vita. Quando ripetutamente Floyd ha comunicato all’agente di non riuscire a respirare, quest’ultimo ha continuato imperterrito nella sua azione; tutto questo, a parere di chi scrive, è indice di come si sia stata una volontà di prevaricare sul soggetto in questione.
Suddetta vicenda ha scatenato comprensibilmente la rabbia della popolazione afroamericana, che da sempre subisce ogni sorta di angherie dalla polizia. Nonostante siano passati anni dalle manifestazioni per i diritti civili, infatti, le ingiustizie verso i neri sono continuate senza sosta. Le proteste sono dilagate rapidamente in tutti gli Stati Uniti, sia in forme pacifiche che in forme più violente.
Bisogna dire che il lungo lockdown ha esasperato gli animi soprattutto delle classi più deboli senza lavoro e senza sostegni di sussistenza. Per questo motivo, occorrerebbe mettere in luce il fatto che non si tratta di una questione meramente razziale, ma anche economica, sanitaria e sociale. La maggior parte delle vittime da Coronavirus, in America, sono state proprio gli afroamericani a cui viene negato spesso l’accesso alle cure sanitarie, in quanto molti infermieri e medici non credono a ciò che dicono sui loro sintomi. Come se non bastasse, nonostante, la polizia aveva promesso che non avrebbe arrestato persone per evitare il dilagarsi dei contagi, gli afroamericani sono stati l’etnia più colpita dagli arresti in questo periodo. Questo spiega in parte, il livello di rabbia dei manifestanti. Tutto questo a testimoniare di come tutte queste discriminazioni nei confronti degli afroamericani sono aggravati dal fatto che la maggior parte sono poveri. Quindi l’intolleranza è doppia, non solo sono neri, ma essi sono pure poveri; classismo che in una società liberale come quella statunitense non poteva fare altro che palesarsi.
Per confermare inoltre di come Gli Stati Uniti siano lo Stato canaglia per eccellenza, la polizia, protettrice della proprietà privata, persegue i manifestanti, sotto l’accusa di creare disordine e caos. Tutto questo avviene nella democrazia più grande del mondo, dove, a livello teorico, la giustizia anche sociale avrebbe dovuto regnare, invece no, si dà spazio al militarismo della polizia, istituendo coprifuoco giustificando tutto questo come presa di posizione contro la manifestazione violenta di alcuni afroamericani. Tuttavia ciò fu l’occasione per la polizia di macchiarsi di altre gravi violazione dei diritti umani, come non solo istituire un coprifuoco, ma sparare a tutti coloro che si affacciavano alla propria finestra.
Questo serve a ricordarci, semmai ce ne fosse bisogno, in che condizioni versi lo Stato che è stato assunto da più parti come il difensore morale dei diritti umani e della democrazia nel mondo.