Charlie Hebdo: Hitler e 50 Sfumature. Perché no
Charlie Hebdo colpisce ancora. Ebbene sì, se si dovesse sollevare un polverone di nuove polemiche di sicuro nell’occhio del ciclone ci sarebbe l’ultimo editoriale del direttore Riss pubblicato nei giorni scorsi sulla rivista satirica francese. Il perché è chiaro già solo dal titolo dell’articolo: Quando il Mein Kampf cambia pelle. Il succo del discorso si potrebbe riassumere così: la lettura del Mein Kampf (summa del pensiero di Adolf Hitler) riempie di aspettative e di delusioni tanto quanto Cinquanta sfumature di Grigio; nonostante questo, in esso vengono messe nero su bianco le ideologie razziste e antisemite che caratterizzano, seppur in forme mutate, anche la nostra epoca, primo su tutti il concetto che la razza sia definibile anche dall’identità religiosa.
Niente da obiettare per quanto riguarda l’ultima tesi: 80 anni dopo leggiamo ancora il Mein Kampf senza renderci conto di essere circondati da pericolose rivisitazioni di alcuni suoi passaggi e un esempio si ha non troppo lontano dallo stesso Charlie Hebdo. Nove anni fa il giornale fu querelato per le vignette satiriche su Maometto che collegavano l’identità religiosa alla nozione di razza, non molto diversamente da quello che sosteneva Hitler ritenendo che dietro ad ogni male ipotizzabile sulla faccia della terra ci fossero gli ebrei. Quello che lascia quantomeno interdetti è il paragone, operato dal direttore francese, tra i due libri: il Mein Kampf e Cinquanta sfumature di Grigio (come se non si fosse già straparlato abbastanza di quest’ultimo). Ok: entrambi hanno fatto il loro buon numero di danni, ma mettere sullo stesso piano la morte di 6 milioni di persone e quella che alcuni considerano la morte della letteratura sembra un po’ troppo azzardato. Dati i presupposti, poi, di questo confronto, mette a dir poco a disagio pensare che anche il romanzo di E.L. James contenga delle teorie rivelatrici per le prossime generazioni. Perdonatemi se lo ritengo improbabile. Insomma, caro Riss, si apprezza il suo tentativo, ma visti i modi, alquanto discutibili, mi chiedo: è davvero possibile fare satira su Hitler?
Debora Lupini
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