Che cosa sono i «fossili viventi»?
Vengono indicati con «fossili viventi» quegli animali esistenti ancora oggi, ma dei quali sono stati ritrovati fossili appartenenti alle epoche preistoriche, quali Giurassico, Cretaceo, Triassico, Paleozoico e via discorrendo.
Vediamo alcuni tra gli esempi più famosi di questi animali.
Il limulo è un antropode chelicerato, il quale ha una forma di guscio corazzato ed una coda posteriore. Assomiglia ad una tartaruga se non fosse che le zampe si trovano al di sotto del guscio e che la testa è compresa nello stesso corpo, quindi in sè rimane solo il guscio. La famiglia dei limuli ha una storia di oltre 200 milioni di anni facendo riferimento all’epoca del Triassico ed è imparentato attualmente con gli scorpioni e le zecche. Si nutre di molluschi e altri organismi che trova nei fondali marini fino a oltre 200 metri di profondità, mentre nel periodo di deporre le uova l’esemplare femmina si avvicina alla costa nelle acque più tranquille.
Stephen Jay Gould professore all’Università di Harvard, in «La vita meravigliosa», pubblicato nel 2008, ha scritto di questa specie: «Noi consideriamo erroneamente gli xifosuri come “fossili viventi” perché il gruppo non ha mai prodotto molte specie, e perciò non ha sviluppato un grande potenziale evolutivo di diversificazione; di conseguenza le specie moderne sono morfologicamente simili a forme antiche, ma le specie stesse non sono notevolmente vecchie».
Il nautilus è un altro di questi animali. Non stiamo facendo riferimento al sottomarino immaginario di Capitan Nemo, ma ad un mollusco vivente nell’Oceano Pacifico i cui discendenti si sono sviluppati nell’epoca del Paleozoico. A proteggere il mollusco c’è una grossa struttura a conchiglia di circa 20 cm di diametro a forma di spirale. Particolare interesse è rappresentato dagli organi con cui si nutre poichè afferra le prede con dei tentacoli per poi portarle alla bocca, come i polipi, anche se i suoi tentacoli non hanno ventose, ma sono comunque ruvide quindi gli permetteno di afferrare le prede. Predilige principalmente i crostacei, ciò è di facile intuizione anche grazie alla presenza del becco che utilizza per rompere i gusci degli stessi. Proprio come gli alberi, che all’aumentare dell’età di vita aumentano i cerchi concentrici del tronco, anche i nautilus, all’aumentare della loro età sviluppano nel guscio dei «setti», ovvero delle camere che verranno utilizzate dal corpo una volta che è cresciuto. Il numero di setti di cui è composto il guscio è possibile vederlo anche dall’esterno.
Il latimeria è un pesce pescato per la prima volta nel 1938 in Sud Africa, tanto che i pescatori notando che non era simile ai pesci pescati fino a quel momento, decisero di imbalsamarlo e di spedirlo al Museo di East London, dove la Dottoressa Latimer riconobbe che faceva parte delle specie a «pinne muscolose» dell’era paleozoica di circa 380 milioni di anni fa. Anche alle Comore fu trovata questa specie di pesce nel 1952 e veniva pescata già da tempo dalla popolazione del luogo anche se a causa del muco lassativo emesso dalle sue scaglie non lo mangiavano e lo ributtavano in mare.
Questo pesce è l‘unico essere vivente che possiede un giunto intercraniale che gli permette di separare la parte superiore del cranio da quella inferiore, in modo che possa mangiare specie animali di una certa dimensione, il che lo rende ancora più particolare.
Molti ancora sono gli esseri viventi da scoprire presenti nel nostro pianeta, i quali possono farci capire, attraverso studi scientifici, l’evoluzione della terra ma anche i flussi migratori degli stessi animali.
Nato a Padova il 30 Aprile 1997, dove vive.
Ha studiato presso l’Istituto Tecnico per Geometri Belzoni.
Ha frequentando l’Istituto Tecnico Superiore per il Risparmio Energetico ITS-RED Academy
Attualmente lavora come Geometra, esperto in rilievi topografici compiuti con droni e laser scanner.