Che ridere quando la vittima è un uomo
I fatti che le cronache quasi quotidianamente riportano gridano in ogni dove la necessità di istituire una seria educazione affettiva e sessuale negli istituiti scolastici, dato che le famiglie- ormai è assodato- da sole non riescono a gestire una sfera così delicata.
Pur davanti all’ennesima morte di una donna per mano di chi avrebbe dovuto amarla e rispettarla, è doveroso rimarcare che l’amore malato non è unilaterale al contrario di come, troppo spesso, ci viene presentato, tracciando una linea netta tra buone e cattivi.
Infatti, da una parte abbiamo un ingente numero di uomini che non sono ancora in grado di oltrepassare l’arcaica concezione di donna a loro subordinata, motivo per cui non ne accettano il rifiuto e l’abbandono e non fanno pace col fatto che una ragazza è una persona, ancor prima di essere la loro compagna; dall’altra troviamo donne che, contrariamente a come si tende a dipingerle, non si comportano certo in maniera idilliaca. In misura minore arrivano a uccidere il compagno, ma molti sono i casi in cui aggrediscono fisicamente e psicologicamente con percosse e ricatti, fino a gettare acido come i loro criminali colleghi uomini (ricordiamo William Pezzullo, rimasto sfigurato).
Il punto più raccapricciante, tuttavia, è che la violenza donna su uomo gode di una protezione della società dovuta, in larga parte, al concetto che l’uomo è per eccellenza più vigoroso e che, di conseguenza, tende a difendersi e sopportare meglio, non importa se minuto, poco atletico o semplicemente troppo sconvolto per riuscire a fermare un atto che si riversa negativamente su di lui.
Si arriva talmente a sottovalutare e ridicolizzare gli attacchi subiti dagli uomini da rendere tutto simpatico e fonte di ilarità, cosa che- giustamente- nessuno si azzarderebbe a fare quando a essere malmenata o umiliata è una donna, forse nemmeno gli amanti più cinici del black humour.
Questo è evidente soprattutto nel web; in particolare Facebook, infatti, è disseminato di pagine in cui vengono pubblicati messaggi isterici di ragazze che vietano ai loro fidanzati di organizzare uscite con gli amici, donne che li controllano e maturano vere e proprie aggressioni verbali fino a sfociare in minacce; le reazioni dei lettori, inutile dirlo, sono tutte divertite e ci si scherza su senza minimamente allarmarsi: eppure questi sono chiari sintomi di un insano possesso, di un atteggiamento al limite del patologico.
Anche sotto notizie che i vari quotidiani pubblicano sui social network si può cogliere questa condotta diffusa; quando si tratta di un individuo di sesso maschile ucciso o ferito dalla partner, non poche signore esultano con senso di rivalsa, quasi fosse una macabra competizione, con toni quali: «Finalmente qualcuna si è fatta valere», «Ha fatto bene». Insomma, una disparità di reazione e un disequilibrio empatico che fanno sbiancare.
Eppure, non è solo il popolino ignorante di bassa lega a tenere questa posizione, dal momento che associazioni, centri d’ascolto e iniziative di sensibilizzazione e raccolta fondi sono quasi sempre a senso unico, in favore della parte femminile, mentre gli uomini vengono dimenticati e ricordati esclusivamente come mostri, facendo sovente di tutt’erba un fascio.
Educazione, dicevamo all’inizio. Ecco, vedendo come siamo messi al momento, c’è proprio tanto da fare.
Classe 1995, laureata in giurisprudenza.
Il diritto e la politica sono il mio pane quotidiano, la mia croce e delizia.
Vi rassicuro: le frasi fatte solo nelle informazioni biografiche.