«Chiamatemi Francesco» sinossi d’un film mediocre
Chiamatemi Francesco, incentrato sulla storia di Jorge Mario Bergoglio prima dell’elezione a pontefice avvenuta il 13 marzo 2013.
Nel primo incontro con il protagonista si vede Bergoglio che parla tra sé e sé, poi la narrazione comincia a correre all’indietro fino a spostare il racconto sulla gioventù del pontefice. L’obiettivo di Daniele Lucchetti, regista della pellicola, è quello di far conoscere un uomo di cui prima del pontificato nulla si sapeva, senza cadere nell’errore di presentarlo come un santino.
Detto ciò, il regista intraprende un racconto lineare che da un lato si avvicina alla sobrietà e dall’altro rischia di essere privo di sussulti.
Lo stesso Lucchetti ha dichiarato che per raccontare una storia con la S maiuscola bisogna porsi dalla parte del protagonista. Questo è ciò che ha fatto, umanizzando però eccessivamente una figura che già appare profondamente umana e raccontando, in base alle versioni che ha deciso di ascoltare, le drammatiche vicissitudini che legano la vita del pontefice al suo paese.
Sempre lo stesso regista ha dichiarato che le fonti che hanno ispirato il film non sono ufficiali e quindi poco attendibili.
Di fatto, nella vita di Bergoglio c’è poco di eclatante e memorabile, se non il viaggio in Africa e la stessa elezione a pontefice.
Della pellicola, dunque, sembrano essere indiscutibili solo i grandi attori, Rodrigo de la Serna e Sergio Hernández, unitamente alle scenografie utilizzate per realizzarla.
Da questa trasposizione cinematografica conosciamo il poco più che ventenne Jorge Mario che ha una fidanzata, gli amici, studia chimica e, non a sorpresa, si fa prete con il sogno mai realizzato di diventare missionario. Quindi, come già detto, una storia che ha poco di avvincente se non il tono che viene dato dal regista, dagli attori e dalle scenografie. Lo zoccolo duro della narrazione riguarda il periodo della dittatura tra gli anni ’70 e ’80, quando Bergoglio è già a capo dei Gesuiti.
Della figura del pontefice viene fortemente enfatizzata la capacità di mediazione esercitata proteggendo ecclesiastici di alto profilo. Insomma sembra essere un film d’interesse ma che di sicuro non passerà alla storia.