Chiara Insidioso Monda: dobbiamo accettare la sentenza
Ha indignato l’Italia lo sconto di pena che la Corte d’Appello ha accordato a Maurizio Falcioni, reo di aver picchiato e massacrato, fino a ridurla in uno stato vegetativo, Chiara Insidioso Monda, all’epoca neanche diciottenne. I 20 anni di reclusione (con l’interdizione perpetua dai pubblici uffici) sono diventati 16 in appello. Il papà della ragazza si è sentito male in aula, lo stupore e lo sdegno hanno riempito le pagine di tg e giornali.
Chi scrive si associa al dolore della famiglia di Chiara però non può esimersi da una considerazione che evidenzia come si sia davanti a un paradosso senza soluzione.
La frase più usata per protestare contro la sentenza d’appello è stata «Non c’è giustizia», espressione che mostra inequivocabilmente come il pronunziante creda in una forma di punizione diversa da quella umana, che a quest’ultima viene rapportata.
Fa male vedere Chiara su una sedia a rotelle, incapace di compiere quasi qualunque movimento, ma purtroppo dobbiamo accettare (seppur coi conati di vomito) lo sconto di pena che Maurizio Falcioni ha guadagnato in appello: la giustizia terrena, con i suoi difetti e le sue incongruenze, è l’unica giustizia che abbiamo. Renderla discutibile significa implicitamente affidare il diritto di condannare e assolvere a chiunque e questo è il principio di una legge fondata sul caos.
È inevitabile che, di fronte allo scempio compiuto da Maurizio Falcioni e da tutti quelli che l’hanno preceduto e che inevitabilmente lo seguiranno, lo stomaco si rivolti e la nostra sete di giustizia non si sazi, però è la legge, bellezza. La giustizia terrena è migliorabile (molto, in certi casi), ma manterrà sempre uno scarto che la separa dal singolo giudizio per il singolo caso, paradigma che può interessare il modo di agire di Dio, ma non quello dell’uomo, sempre coinvolto più o meno direttamente nella vicenda.
Ribadiamo che Maurizio Falcioni è responsabile di un atto mostruoso, ma aggiungiamo che non avremo mai gli strumenti necessari per condannarlo alla giusta pena; il dolore è della famiglia di Chiara, la giustizia è di tutti.
Giornalista professionista e fotografo. Ho pubblicato vari libri tra storia, inchiesta giornalistica e fotografia
Articolo forse provocatorio, forse troppo sottile per certi buzzurri. Però probabilmente il suo scopo lo raggiunge: mette in difficoltà il lettore e lo obbliga a riflettere prima di seguire automaticamente la massa.