L’intervista. Roma: il Cinema America non si arrende
Continua l’epopea del Cinema America, che ora si sposta nella sala Troisi, in via Girolamo Induno, Roma. Il 13 aprile scorso l’associazione formata da giovani e cittadini del I Municipio di Roma ha vinto il bando di assegnazione di questa storica sala, nel pieno centro della Capitale. Si prospetta quindi un futuro ricco di iniziative culturali, in cui a essere valorizzate saranno in primis le realtà indipendenti, che forse non avrebbero alcuna speranza di proiettare i propri film. Viene a crearsi così un circolo virtuoso, in cui si stimolano le menti sia di chi crea che di chi assiste. Abbiamo deciso di interpellare chi fin dall’inizio è inserito nel turbine di questa esperienza culturale, sociale e formativa, ovvero Valerio Carocci, portavoce dell’associazione Cinema America.
Come e grazie a chi avete vinto il bando e quali sono i prossimi passi?
Ad aprile abbiamo vinto il bando per la gestione della sala sulla base di un progetto scritto da noi. A sostenerlo ci sono stati oltre ad autori e produttori, anche sostenitori dell’America (Cityfest, Cineteca Nazionale, Maxxi e tanti altri). Infatti c’è stata una partecipazione attiva del territorio e delle scuole, prima di tutto quelle del I municipio, ma anche dei centri anziani. Dunque una partecipazione trasversale. Insieme hanno firmato un documento in cui si impegnavano a sostenere il progetto, che è nato quindi come un disegno di un luogo sia sociale che culturale sostenuto da tutte le realtà. Ci sono le lettere dei 100 autori, le lettere dell’Anac (Associazione Nazionale Autori Cinematografici, ndr), le reti di autori e distributori. c’è stata poi l’adesione di Rai Fiction, del garante dell’infanzia e dell’adolescenza. Vogliamo che questo sia uno spazio soprattutto per i ragazzi.
Chi vi ha ostacolato in questo percorso e perché?
Ci sono stati dei contenziosi con la Mediaport Srl di Giorgio Ferrero (nipote del viperetta Massimo Ferrero), e poi c’è stato un altro contenzioso con il Nuovo Cinema Aquila, ma abbiano vinto anche quello. Entrambi quindi volevano ottenere l’assegnazione della sala. Non ho idea di cosa volessero farne, ma nel caso del Cinema Aquila avrebbero vinto il bando ma la non la sala in sé, in quanto non erano secondi in graduatoria.
Che esperienze avete fatto per prepararvi a quella del Troisi?
Attualmente stiamo ancora girando per l’Italia, in tutti i festival del cinema, per vedere con i nostri occhi come gli altri hanno fatto quello che noi vogliamo. Siamo stati in tutte le sale di Torino e Firenze, la prossima settimana saremo a Milano per vedere il cinema Anteo, andremo a Perugia, Napoli, Pordenone. Stiamo vedendo sale che abbiano rapporto con i territori ma soprattutto una propria identità che trasmettono al pubblico, che propongano prodotti di qualità, indipendentemente dalla loro fama. Stiamo cercando posti che creano un processo virtuoso in cui il cinema stimola i cittadini, che a loro volta scelgono di finanziarlo comprando i biglietti.
Avete già pensato a collaborazioni con altre realtà culturali del territorio?
Abbiamo collaborazioni aperte, accogliamo a braccia aperte chiunque abbia dei progetti. Adesso siamo completamente immersi nei progetti per i lavori del Troisi, ma certamente, una volta aperto, ci rimboccheremo le maniche per creare una vera rete. Siamo infatti in attesa di aprire la sala per capire come gestire le attività all’interno.
Quali sono le attività che continuerete a fare, prima di aprire il Troisi? Cosa farete sicuramente dopo l’apertura?
Stiamo lavorando per aprire la sala e subito dopo natale lavoreremo di nuovo per l’arena di San Cosimato (il cinema all’aperto del Rione Trastevere, ndr). Poi c’è l’aula studio, quella aperta in via Bertani quando fu occupato il Cinema America, che è ancora aperta da quattro anni e non l’abbiamo mai abbandonata. Sicuramente nella sala Troisi ci sarà un’altra aula studio. Lo schermo poi, finiti i lavori, sarà totalmente a disposizione del cinema indipendente e di chiunque voglia proiettare un proprio film.
Avete progetti per le periferie?
L’anno scorso abbiamo fatto il progetto di Lazio senza mafie, andando a Corviale, Rebibbia, Colli Aniene, dove abbiamo proiettato l’anteprima di La felicità è un sistema complesso. Senza dubbio faremo delle collaborazioni con le periferie. Di base noi non crediamo negli eventi spot, nelle marchette della politica in periferia che fa un evento e se ne va, quello che abbiano sempre pensato è di aprire dei poli in periferia, ma l’unico modo è creare un polmone economico, di sostenibilità economica. Infatti quando ci confrontiamo con l’economia in attività senza scopo di lucro come la nostra bisogna guardare alla realtà, e vorremmo senz’altro garantire la diffusione della cultura nelle periferie, consapevoli che non sempre purtroppo le attività a fondo perso (così sono per alcuni) sono attraenti. Quando abbiamo fatto l’operazione del Drive In a Palocco, (zona vicino Ostia, ndr) era più in linea con il nostro mondo, perché dimostravamo che uno spazio attivo anni prima poteva essere riaperto. Questo tipo di evento spot quindi dava un segnale, e non era come tutti gli altri. Ci abbiamo messo un anno per ottenere la proiezione al vecchio Drive In, e ne siamo contenti perché speriamo sia stato d’impulso.
E adesso?
Adesso possiamo svolgere tutte le attività finalizzate alla riapertura, stiamo lavorando a stretto contatto con architetti e ingegneri. Non so dare una data precisa per la riapertura, ma sicuramente la sala Troisi tornerà ad essere in primis una sala cinematografica a tutti gli effetti, ma non ci fermeremo solo a questo. Vogliamo coinvolgere il territorio e le persone, essere un polo culturale attrattivo. Stiamo lavorando duramente perché questo possa accadere. Continuiamo per fortuna ad essere sostenuti da tutti gli attori, maestri e autori che ci accompagnano da sempre, come Francesco Bruni ,Valerio Mastandrea, Paolo Sorrentino per citarne solo alcuni.
E in effetti il format multisala non convince. Forse, per chi ha conosciuto solo questo tipo di fruizione, il Troisi e, si spera, tante altre sale, saranno una dolce scoperta.