Ddl Cirinnà e Family Day: qual è il vero amore?
Edit: il voto vero e proprio è stato rimandato al 2 febbraio
Il giorno del giudizio è arrivato. Oggi 28 gennaio 2016 arriva in Senato il disegno di legge (ddl) Cirinnà, la controversa proposta che riconosce, per la prima volta in Italia, le unioni civili.
Il testo, che prevede anche la stepchild adoption (ovvero la possibilità di adozione dei figli biologici del proprio partner), è accompagnato in aula da più di seimila emendamenti che rendono l’operazione di voto un’impresa di Eracle. Non è la prima volta che in parlamento si discute di unioni civili (vedasi Pacs e Dico) ma, se nel passato ogni tentativo è stato spento da imponenti manifestazioni di dissenso (come dimenticare il Family Day del 2007 con i divorziati Berlusconi, Fini e Casini in prima fila?), oggi si respira un clima diverso. Sebbene lo stesso Partito Democratico sia diviso su alcuni punti del ddl, i numeri potrebbero esserci.
La soglia minima per la vittoria in Senato è di 161 voti. Se si conta l’asse Pd-M5S-Sinistra-Misto a cui si aggiunge un’eventuale spintarella di Verdini&verdiniani, si potrebbe raggiungere – se non addirittura superare – la tanto agognata quota.
Matteo Renzi sa benissimo che su questa legge si gioca gran parte della sua credibilità politica (già compromessa sia in patria che in Europa) e non a caso ha lasciato piena «libertà di coscienza» tramite il voto a scrutinio segreto. Sono ormai lontani i tempi in cui partecipava ai Family Day (nel 2007) e dichiarava: «Non c’è bisogno di essere cattolici per difendere la famiglia. Quando non si coglie il fatto storico di un milione di persone in piazza si commette un errore gravissimo». Ma all’epoca era solo un ambizioso presidente della provincia di Firenze.
E se nel 2007 c’erano davvero un milione di persone (la Questura ne contò 200-250mila), quante se ne presenteranno sabato al Circo Massimo per difendere la «famiglia tradizionale»? A quanto pare le adesioni sono state così numerose che, invece di fare un corteo fino a Piazza San Giovanni, si è optato per il presidio statico nell’antica location romana. La manifestazione riempirà tutto il primo pomeriggio ma non è ancora chiaro cosa preveda il programma; nella nota, pubblicata sulla pagina Facebook del comitato organizzatore «Difendiamo i nostri figli», si parla di interventi di diverso taglio da parte di esperti giuristi, testimonianze di famiglie e le conclusioni del neurochirurgo e presidente Massimo Gandolfini. Tralasciando la polemica scatenata dalle vantaggiose promozioni offerte sia da Italo che da Trenitalia in occasione dell’evento, l’endorsement del Presidente della Cei, Angelo Bagnasco, arriva puntuale come a ogni edizione: la famiglia «è il fondamento di tutta la società e non può essere uguagliata da nessun’altra forma di unione».
E dunque, come si presenta la famiglia nella società italiana di oggi? Servendosi dei dati Istat sui matrimoni in Italia, si evince che ne sono stati celebrati 189.765 nel 2014, circa 4.300 in meno rispetto al 2013 (quelli del 2015 non sono ancora pervenuti). Inoltre, negli ultimi 20 anni le separazioni sono aumentate del 70 per cento mentre i divorzi sono quasi raddoppiati. Le unioni di fatto hanno superato il milione nel 2013-14 (più o meno lo stesso numero di partecipanti alla manifestazione #Svegliatitalia a favore del ddl Cirinnà lo scorso 23 gennaio) e in molte regioni ormai più della metà delle coppie decide di sposarsi con rito civile. Numeri che attestano una chiara evoluzione nei costumi degli italiani, numeri che non possono non essere considerati. Se a questi si aggiunge che tre italiani su quattro sono favorevoli al riconoscimento delle coppie gay e alla comunione per i divorziati risposati (è quanto afferma un recente sondaggio pubblicato sul Corriere), les jeux sont faits. Tanto più se si considera che i nostri cugini irlandesi e spagnoli, noti per essere ultracattolici, hanno già compiuto questo importante passo legislativo. Per non parlare dei soliti primi della classe, Germania e Regno Unito. Non resta che dire (e far dire a chi oggi non può): «Sì, lo vogliamo».
Alessia Melchiorre
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Voto saltato e rimandato al 2 febbraio, guarda caso proprio dopo il family day…vogliono avere tutte le carte in tavola per poter giocare nuovamente al ribasso e arrivare al loro obiettivo, eliminare la stepchild.