Riforma: perché NO? Cnel e Corte costituzionale
Perché non va bene?
L’abolizione del Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro sembra essere l’unico fattore completamente positivo della riforma costituzionale. Il Cnel ha essenzialmente due funzioni: 1. esprimere pareri non vincolanti su richiesta del Governo, delle Camere o delle Regioni; 2. promuovere iniziative legislative, ossia proposte di legge, seppur con non poche limitazioni. Da anni in un’eterna agonia, il Cnel in 57 anni ha proposto 14 disegni di legge e dato 96 pareri, un po’ poco per un ente che costa 20 milioni di euro all’anno. Siamo d’accordo che una cifra come questa è una goccia nel mare del bilancio di uno Stato, però se il Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro non si può rendere utile, forse è meglio abolirlo piuttosto che spendere 20 milioni all’anno per un ente superfluo.
Gli organi di garanzia sono fondamentali in una democrazia costituzionale e la Corte costituzionale è uno di questi. Composta da 15 membri (5 nominati dal Capo dello Stato, 5 dalle supreme magistrature ordinaria e amministrativa, 5 dal Parlamento) è un organo super partes. La riforma farà sì che dei 5 giudici di nomina parlamentare 3 siano eletti dalla Camera e 2 dal Senato, non – come è oggi – tutti dalle camere in seduta comune. I due giudici del Senato, come spiega la già citata Alessandra Algostino, «saranno forse i giudici delle Regioni? Chiamati a difendere gli interessi delle autonomie territoriali contro lo Stato?». L’elezione di questi due giudici da parte di amministratori regionali o locali può portare a un malaugurato elemento corporativo in seno alla Corte, con il rischio della perdita di una parte dell’imparzialità che per sua natura ha la Consulta.
Giornalista professionista e fotografo. Ho pubblicato vari libri tra storia, inchiesta giornalistica e fotografia
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