Il colpo di fulmine solo nei film, insistere è legittimo
Fateci caso: da quando si parla di molestie sessuali, di #MeToo, dei mille casi Weinstein di Hollywood si sente parlare molto poco nei telegiornali di stalking, ex violenti, di donne ammazzate nonostante le innumerevoli denuncie presentate. Perfino l’abusato stupro non è più appetibile come una volta agli occhi dei direttori di rete. Ora si sente parlare solo di vip.
Nato con buone intenzioni, tutto questo denunciare si sta trasformando in un lavaggio del cervello a migliaia di ragazzine (o meglio alle loro madri, che poi a loro volta provvederanno ad attuarlo sulle loro figlie): «Fate attenzione, siete delle vittime, i maschi son tutti dei porci!». Per fortuna non funzionerà.
Non penso come Cathèrine Deneuve (che comunque è una boccata di ossigeno in questa fiumana conformista) che si tratti di un nuovo puritanesimo sessuofobo né, al contrario, di una rivoluzione femminista: questa è una moda passeggera, schifosamente social quindi banalmente conformista e che presto verrà dimenticata. Finita la caccia al maiale, le donne dello spettacolo erte a paladine di questa campagna ne avranno guadagnato in visibilità, per le altre ritornerà tutto come prima.
A proposito di Deneuve, la Boldrini a 8 e mezzo ha affermato: «Sono esterrefatta ma come è possibile? Una cosa è essere corteggiate […] che è una cosa assolutamente legittima […] quando è corrisposta; un’altra cosa è essere importunate». C’è da chiedersi come faccia un uomo a sapere in anticipo se la donna da corteggiare possa corrispondere o meno. Mistero boldriniano. A parte ciò, quante coppie (e quante copule occasionali) si sono avute, semplicemente perché uno dei due, di solito l’uomo, non si è arreso al primo rifiuto? Probabilmente quasi tutte. Il colpo di fulmine è roba da film di Hollywood, combinazione.
Giustissimo denunciare e condannare le molestie, ma quelle vere, soprattutto, come nel caso Weinstein, quando dietro c’è uno sporco ricatto. Provarci, anche in maniera insistente, non va criminalizzato.
Al di là del corteggiamento, anche gesti gravi come un commento volgare, una pacca sul culo (a me è capitato da ragazzino, per i maschi vale? Nel dubbio #MeToo), una palpatina in discoteca, non sono la fine del mondo. Sono da biasimare, ma non di più: è la vita. Per quanto disgustose e fastidiose, queste cose (se finiscono lì come sono nate) non rappresentano un vero pericolo, né ledono la dignità della donna. Esattamente come non può essere vittimizzato un uomo che venisse pesantemente insultato per strada o si beccasse un pugno in una rissa. Sono cose spiacevoli che possono accadere ma si va avanti.
Tecnicamente, sono tutte cose costituenti reato, è vero, ma la cosa che terrorizza davvero è pensare a un esercito di avvocati al soldo del Politically Correct pronti a fare un fuoco di denunce penali su una folla di disgraziati che hanno fatto qualche piccola cazzata o hanno avuto la luna storta.
Fa raggelare il sangue questo mondo di automi in cui tutto va o condannato o esaltato. Siamo umani. Imperfetti, impulsivi, stupidi. Lasciateci almeno essere tali.
Nato nel 1993, felicemente piemontese. Dopo gli studi di ragioneria, mi sono addentrato in quelli di Lettere, conseguendo la laurea triennale. A breve, arriverà anche il titolo magistrale.