La Comunità di Sant’Egidio compie 50 anni
Cinquant’anni fa, all’indomani del Concilio Vaticano II nacque la Comunità di Sant’Egidio. Inizialmente semplice presidio cristiano, negli anni è divenuta una rete di comunità che, in oltre settanta paesi del mondo raccoglie donne e uomini di tutte le età, ponendo l’attenzione sulle condizioni di marginalità e perfierie sociali. Le sue fondamenta sono rintracciabili nella fratellanza e nella pace, facendo della solidarietà la bussola che orienta le azioni dei singoli e dei gruppi. Il contrasto alle povertà rientra nelle priorità della Comunità e la guerra viene identificata come la causa della sofferenza umana. Il concetto di povertà si è esteso via via da quello meramente materiale a quello affettivo, iniziando a comprendere le bambine e i bambini orfani e le anziane e gli anziani nelle strutture, le detenute e i detenuti nelle carceri, i senza fissa dimora, gli abitanti delle periferie abbandonate. L’educazione è considerata uno strumento per contrastare le solitudini e dal doposcuola del sessantotto, nato nelle baraccopoli romane, fino alle scuole della pace, le volontarie e i volontari di Sant’Egidio non hanno mai smesso di colmare le lacune istituzionali, creando centri, completamente gratuiti, che supportano le bambine e i bambini e le loro famiglie, favorendo l’inserimento scolastico e proponendo un modello educativo basato sulla cultura delle differenze. Tra le attività vi sono gite e visite, escursioni, vacanze, momenti ricreativi per promuovere la bellezza dello stare insieme. Significativa è inoltre l’azione che la Comunità svolge per sostenere le migranti e i migranti. Dal millenovecentosettantanove, anno in cui un gruppo di “persone” diede fuoco a un rifugiato somalo di nome Ali Jama, la rete di solidarietà per l’immigrazione si è rafforzata fino a fare della Comunità di Sant’Egidio un presidio coerente di pace, che funge da garante autorevole, apprezzato e riconosciuto anche formalmente come soggetto internazionale – possiamo chiamarla “l’ONU dei poveri”. Essa ha acquisito credibilità, intervenendo in settori che sono sempre stati di competenza esclusiva di governi e diplomatici. La stretta connessione tra conflitti e povertà in diverse aree del Terzo Mondo ha proiettato nel tempo la Comunità sullo scenario internazionale, vedendola impegnata concretamente a favore della pace, fin dai primi anni Ottanta. Prima in Mozambico, poi a mano a mano in tutto il continente africano, nei balcani e in America latina, sviluppando una sorta di diplomazia parallela e riuscendo in molti casi a costruire mediazioni laddove la diplomazia politica tra gli Stati aveva fallito. È il caso della mediazione tra il caso della mediazione tra il Frelimo e il Renamo in Mozambico, che portò nel millenovecentonovantadue alla firma degli Accordi di pace di Roma, in seguito agli accordi di pace del Guatemala nel millenovecentonovantasei, in Albania nel ‘novantasette, in Guinea nel duemiladieci. Questi accordi sono considerati «l’esempio di come una realtà non istituzionale quale la Comunità di Sant’Egidio possa portare a termine con successo una mediazione con una miscela di sinergia di responsabilità tra entità governative e non». Ovviamente non si può essere infallibili. I casi che hanno prodotto esiti negativi o contraddittori non sono mancati. Emblematico risulta il caso dell’Algeria,dove l’impegno a favore del dialogo interreligioso ha portato addirittura, alla fine degli anni Novanta, all’accusa di filoislamismo da parte dei vescovi cattolici di quel Paese, per il tentativo, poi fallito, di costruire trattative tra i leader algerini tra il millenovecentonovantaquattro e il millenovecentonovantanove. L’ampiezza della visione politica nei rapporti tra occidente e terzo mondo ha condotto negli anni la Comunità a sviluppare una riflessione sul tema dell’Ecosolidarietà e sulla necessità di bilanciare, a livello planetario, i sistemi di produzione e consumo, in concreto attraverso iniziative di connessione tra cultura dello scambio e cultura dei riuso, con la creazione di centri aperti in varie città di Italia e d’Europa. Alla Comunità, per il suo spirito di apertura e reale accoglienza, sono giunte critiche dalla parte conservatrice del Vaticano, ma è meraviglioso quel senso reale di amore per la giustizia sociale e l’impegno per il benessere di tutte e tutti e perciò auguriamo di cuore buon compleanno alla Comunità di Sant’Egidio per questo mezzo secolo di bellezza.
Classe 1994, di Napoli, laureat* alla triennale in Scienze Politiche alla Federico II, studia Relazioni Internazionali alla Magistrale. Attivista LGBTQI.