Con che forza continuare a lottare?
Con che forza continuare a lavorare senza sentirsi il Don Chisciotte di turno? Questa è la domanda che ci poniamo ormai da troppo tempo e che oggi rivolgiamo a voi lettori, in seguito alla (banale e ovvia) approvazione dell’italicum. Non è la presunzione che ci fa ritenere di essere dalla parte giusta della barricata e nemmeno influisce il fatto di essere in ottima compagnia, quanto piuttosto perché non vediamo in quale modo potremmo essere favorevoli al cambiamento che ci sta investendo. Partiamo dal «bordello» che hanno scatenato i black bloc a Milano il 1 maggio: bisogna fare i complimenti a questi signori per il favore che hanno fatto a chi ci governa. Hanno dato a Renzi & Co. il pretesto per fare di tutta l’erba un fascio (e che fascio) unendo la manifestazione pacifica contro l’Expo ai facinorosi artefici della guerriglia urbana che ha distrutto una città. L’Expo, sappiamo che appariremo alquanto impopolari con queste dichiarazioni, non andava fatto: nonostante l’Italia faccia parte dell’Unione Europea, il nostro paese mantiene ancora un poco di sovranità nazionale e, senza paura di «sfigurare» davanti agli altri stati, bisognava avere il coraggio di chiudere baracca e burattini nel momento stesso in cui scoppiava lo scandalo dell’Esposizione. Avrebbe voluto dire darla vinta ai corrotti? Forse, ma contando tutti i soldi (pubblici, ovviamente) finiti in mano ai privati mazzettari, valeva la pena di spenderne altri? Rientreranno tutti e con un guadagno per il paese? Vorremmo essere così fiduciosi ma abbiamo non pochi dubbi in proposito.
Siamo stanchi di lottare contro i mulini a vento: è un anno che La Voce che Stecca esiste ed è un anno che cerchiamo di informare i nostri (numerosi) lettori. Risultati? Speriamo ce ne siano, trovare dei riscontri è arduo. Nonostante la stanchezza e un pizzico di frustrazione proseguiamo questa battaglia, sperando che i mulini a vento si rivelino nemici in carne ed ossa.
Giornalista professionista e fotografo. Ho pubblicato vari libri tra storia, inchiesta giornalistica e fotografia