Concerto non autorizzato di Salmo: tra avventatezza e ipocrisia
Il caldo, si sa, dà alla testa. Quest’anno più che mai, lo fa in Sardegna, falcidiata da roghi immensi quanto i picchi di temperatura. Così come altrove, l’onda lunga della pandemia continua a ostacolare il ritorno degli isolani a una socialità soddisfacente, mantenendo gli individui in perenne oscillazione tra il desiderio di liberarsi delle limitazioni e la necessità di riaffermarle per impedire la ripartenza dei contagi e scongiurare operare nuove chiusure in autunno.
Entrambe le istanze, se assecondate in maniera troppo estrema e irrazionale, possono portare a effetti collaterali deleteri per la salute pubblica. Questo si può evincere dalla vicenda del mini-concerto gratuito e non autorizzato del rapper Salmo, che venerdì 13 agosto ha fatto capolino nel centro della sua città natale Olbia e ha intrattenuto una folla di quasi quattromila persone, di cui molte accalcate e senza mascherina, per un’oretta scarsa.
Prima di esibirsi, ha declamato le ragioni dell’iniziativa, nata dal desiderio di sostenere la Sardegna e i lavoratori dello spettacolo in difficoltà, nonché da quello di protestare contro le regole in vigore per l’organizzazione dei concerti, ovvero il limite di mille presenze e l’obbligo di distanziamento e mascherina anche all’aperto. Esse sono considerate assurde dall’artista e dal suo entourage, se comparate alla gestione meno stringente degli eventi sportivi e alla gestione estera di quelli d’intrattenimento, dove le restrizioni per i vaccinati sono o assai minori o in corso di allentamento.
Il concerto è finito subito sotto la lente d’ingrandimento della Procura, che sta procedendo contro ignoti per accertare le responsabilità. Sia la Capitaneria di porto, referente per lo spazio utilizzato, sia il Comune negano di aver rilasciato autorizzazioni e asseriscono di non essersi accorti dell’evento in fase di allestimento. Com’è possibile che non fosse arrivata loro neanche una voce, nonostante le proporzioni del pubblico, le anticipazioni che il cantante aveva dato tramite post sui social e la sua notorietà tra i giovani?
Come ha spiegato successivamente lo stesso Salmo, il palco è stato montato nel giro di una settimana e i lavori non hanno dato nell’occhio perché portati avanti in un’area dove i locali solitamente attrezzano spazi per esibizioni dal vivo di artisti locali. Inoltre, l’entourage del rapper ha mascherato la sua presenza, annunciando l’esibizione del fittizio Dj Treeplo e traendo così in inganno la polizia locale. Infine, il concerto è stato pubblicizzato alla vecchia maniera, ovvero tramite tam tam, passaparola, inviti e messaggi privati. Nonostante le spiegazioni, anzi, proprio alla luce di esse, è tuttavia poco plausibile che nessun rappresentante delle istituzioni sapesse nulla, neanche ufficiosamente, mentre lo è molto di più che molti si siano girati dall’altra parte.
Alcuni colleghi si sono espressi duramente contro Salmo, accusandolo d’ipocrisia e di fare il furbo sulla pelle di tutto il settore, mentre altri hanno invitato a riflettere sui motivi per cui si è alzato questo grido di protesta, a cui stanno facendo seguito altre iniziative simili in giro per l’Italia, e a ripensare le disposizioni per i concerti. Alla testa del primo gruppo si è posto l’ormai onnipresente Fedez, che non perde occasione per fomentare polemiche ad alto tasso di visibilità.
Tra lui e Salmo è nato un botta e risposta social tuttora in corso, su cui è meglio non focalizzarsi perché sta man mano scivolando verso una litigata da seconda media. Tuttavia, è bene spendere due parole sul fulcro del battibecco, il ruolo dell’artista, in quanto racchiude anche il senso di tutta la vicenda. Secondo Salmo, non può definirsi tale chi non ha il coraggio di andare contro le regole.
Il pensiero va completato: non è l’atto in sé di rompere le regole, ma di farlo per mandare dei segnali di protesta ed esprimere un disagio. Piaccia o non piaccia, tale istanza è principio fondante della subcultura hip hop. Piaccia o non piaccia, l’affluenza spontanea, al netto del camuffamento e dell’assenza di pubblicità, mostra che il fastidio delle persone per limitazioni spesso gestite in modo ridicolo e la necessità di svago sociale è forte, dopo quasi due anni di sacrifici e compromessi.
Salmo ha fatto un gesto avventato, irresponsabile e sprezzante delle regole? Certamente e per questo va perseguito, ma rappresenta un’istanza profonda e nel merito di ciò che afferma ha ragione da vendere.
Classe 1993, volevo fare il giornalista ma non ho la lingua abbastanza svelta.
Mi arrabatto tra servire pietanze, scrivere e leggere romanzi, consumare bottiglie di vino, crisi esistenziali, riflessioni filosofiche di cui non frega niente a nessuno e criptovalute.
Amo il paradosso, dunque non posso essere più felice di stare al mondo.