Coprifuoco, divieti e sport: l’Islanda abbatte il consumo di droghe
Tutto partì da dei semplici questionari fatti compilare dai ragazzi, dove si chiedeva del loro rapporto con le droghe, in questo studio emerse come i giovani meno a contatto con la loro famiglia e più distanti dal mondo dello sport fossero più propensi a provare nuove sostanze. Le statistiche si rivelarono clamorose: la percentuale degli adolescenti fra i 15 e i 16 anni ad abusare di alcol al 48%, i fumatori di cannabis al 17% mentre al 23% erano i fumatori abituali di tabacco, tutto questo prima del 1998.
Il professore di psicologia Harvey Milkman, oggi docente presso l’università di Reykjavik elaborò quindi un piano strategico per l’abbattimento delle droghe chiamato Youth in Iceland fondato su: attività ricreative e sportive, collaborazione fra scuola e genitori, divieti di pubblicità e consumo droghe e contatto con la famiglia.
Attività ricreative e sportive: Tutto parte da un programma proposto ai ragazzi, il professor Milkman spiega «Non dicemmo che li avremmo curati, ma piuttosto che avremmo insegnato loro tutto ciò che volevano imparare: musica, danza, hip hop, arte, arti marziali. «L’idea era di tenere lezioni diverse che offrissero una varietà di alterazioni nella chimica del cervello di questi ragazzi, dandogli ciò di cui avevano bisogno per affrontare al meglio la vita: alcuni magari avevano disperato bisogno di un’esperienza che li aiutasse a ridurre l’ansia, altri invece volevano una scarica di adrenalina. Facendo tutto questo, i giovani impararono anche nuove strategie di vita, incentrate soprattutto sul migliorare l’idea che avevano di loro stessi e della loro vita, e il modo in cui interagivano con altre persone. «Il principio fondamentale da cui partivamo era che l’educazione sulle droghe non funziona, perché nessuno vi presta attenzione. Servono delle strategie comportamentali per agire sulla base di quelle informazioni» dice Milkman. Ai ragazzi era stato detto che si trattava di un programma da tre mesi. Alcuni finirono per restare cinque mesi.
Collaborazione fra scuola e genitori: vennero rinforzati i rapporti tra casa e scuola attraverso gruppi di genitori che dovevano essere istituiti in ogni scuola, così come nel caso dei consigli scolastici in cui essi dovevano partecipare come rappresentanti. Sempre i genitori vennero incoraggiati a partecipare a delle presentazioni in cui si mostrava quanto fosse importante passare del tempo con i propri figli, parlare delle loro vite, sapere con chi facevano amicizia e cercare di tenerli a casa la sera.
Divieti di pubblicità e consumo droghe: vennero eliminate le pubblicità di sigarette e bevande alcoliche, i minori di 18 anni non potevano più comprare sigarette e chi non aveva 20 anni non poteva acquistare alcol.
Contatto con la famiglia: questo è sicuramente il punto più controverso infatti venne introdotto un coprifuoco agli adolescenti tra i 13 e i 16 anni: rientro a casa alle 10 di sera in inverno, a mezzanotte d’estate. L’obiettivo principale, infatti, era far passare ai ragazzi più tempo possibile in casa, anteponendo la quantità alla qualità delle ore trascorse in compagnia dei familiari.
Un lavoro durato 20 anni che dal 1998 al 2016 ha portato i giovani islandesi ad essere il paese dove fra i giovani si consumano meno droghe in assoluto. La percentuale di adolescenti, compresa tra i 15 e i 16 anni, che abusa di alcol è scesa dal 48% al 5%, mentre quella che fuma cannabis dal 17% al 7%. Anche i fumatori di sigarette sono calati drasticamente: dal 23% al 3%. Ma le misure più contestate sono quelle del coprifuoco e dei divieti.
È pensabile provare a contrastare le droghe anche avvalendosi dell’utilizzo di restrizioni di questo tipo? Secondo la scienza sì! Queste limitazioni, unite ad un contatto più stretto con la famiglia e soprattutto ad attività ricreative hanno sicuramente portato benessere ai giovani Islandesi.
Pensiamo però per un attimo se una forza politica in Italia proponesse norme del genere. Come minimo si griderebbe subito al nazi-fascismo in barba alle evidenze scientifiche, si direbbe che si vogliono limitare le libertà individuali come fu fatto nei ghetti, si direbbe che non ci sono i fondi per ampliare le attività ricreative. «Dobbiamo tenere basso il debito» senza pensare che questi verrebbero ammortizzati sulla spesa sanitaria e il poco utilizzo di droghe sarebbe una grossa risorsa per la società adulta del futuro, e si direbbero tante altre belle cose a cui siamo abituati ogni volta che si propone un minimo di cambiamento.
Sono Emanuele, classe ’95, studente di Filosofia, appassionato lettore sia di libri che di articoli di giornale trattanti attualità e politica.