Corea del Nord: il test missilistico è una dichiarazione di guerra?
Il 29 agosto la Corea del Nord ha effettuato un nuovo test missilistico. Il missile, che potrebbe essere il primo disegnato per portare una testata nucleare, ha volato per circa 2700 chilometri sopra i cieli del Giappone, per poi disintegrarsi in tre parti e cadere nel Pacifico al largo di Hokkaido. Per Tokyo questo fatto rappresenta una «una minaccia grave e senza precedenti». Laconica è stata anche la risposta del presidente statunitense Donald Trump, che ha dichiarato che con Pyongyang è finita l’ora del dialogo, aggiungendo che «quando gli Usa hanno tentato di parlare con la Nord Corea hanno pagato il pizzo per 25 anni».
Dal canto suo, la Corea del Nord aiuta a far salire la tensione, dichiarando che quanto avvenuto è «il primo passo delle operazioni militari dell’esercito popolare di Corea nel Pacifico e un significativo preludio per il contenimento di Guam». L’isola di Guam, avamposto militare degli Stati Uniti nel Pacifico, dista circa 3000 chilometri dalla Nord Corea ed è ormai da alcuni mesi obiettivo dichiarato del regime di Pyongyang.
Per gli esperti, il test del 29 agosto, potrebbe significare un avanzamento della tecnologia missilistica a disposizione della Nord Corea, se comparato con quelli precedenti. La notizia arriva direttamente dal governo giapponese, con il ministro della Difesa Itsunori Onodera preoccupato per la possibilità che i vettori di Pyongyang possano diventare una minaccia concreta.
Gli Stati Uniti, appoggiati dall’Unione Europea, cercano di spingere «tutti gli Stati ad applicare rigorosamente, in modo completo e veloce» le sanzioni delle Nazioni Unite verso la Corea del Nord. Non sono dello stesso avviso Russia e Cina che, pur condannando il comportamento del regime di Pyongyang non pensano che azioni di questo tipo possano aiutare, invitando a un comportamento che possa allentare la pressione generatasi, invece che attutirla.
Nonostante le dure dichiarazioni provenienti soprattutto dal Presidente Trump, un atto di guerra degli Stati Uniti contro il regime di Kim Jong-un non sembra essere molto probabile. A non volerlo sono in primis proprio la Russia e la Cina, che mal sopporterebbero l’ingerenza americana in un territorio a loro così vicino. Inoltre, la Corea del Nord ha schierato da tempo la sua artiglieria sul confine sud coreano e quello di ingenti perdite tra i civili, causato da una ritorsione contro Seul, potrebbe essere un rischio troppo alto.