COVID-19: l’impatto sulle librerie
Nonostante la pandemia da COVID-19 continui a diffondersi sul territorio nazionale e, a ritmo ben sostenuto, mondiale, enti come l’ISTAT e gli osservatori di categoria hanno cominciato a stilare i primi, deludenti, bilanci sulle ricadute economiche. Per quanto naturale che il lockdown abbia danneggiato la grande maggioranza dei settori, alcuni sono precipitati in vere e proprie crisi.
Oltre al turismo, già analizzato in un precedente articolo, anche il settore cultura e spettacolo ha subito un gravissimo colpo, entrando in una fase di crisi profonda. I lavoratori, nelle ultime settimane, alternano dichiarazioni sconsolate, prospettive lavorative oscure, polemiche sulle presunte regole di distanziamento da applicare alla riapertura e manifestazioni di protesta, pacifiche e regolari, tristemente ignorate da opinione pubblica e istituzioni; nel frattempo teatri, cinema ed eventi dal vivo restano in quarantena registrando massivamente perdite e mancati guadagni.
Aperte al pubblico sono invece le librerie, la cui sorte non è stata più rosea, come rivela il rapporto dell’Osservatorio Ali Confcommercio ad esse dedicato: il 90% degli esercizi sta affrontando un prevedibile peggioramento della propria situazione economica, che risulta drammatico quando l’84% di essi afferma di trovarsi in difficoltà a sostenere le spese essenziali e a pagare i dipendenti. Di conseguenza, il 60% degli esercizi saranno nelle condizioni di ridurre a breve il personale, mentre quasi il 70% è ricorso alla cassa integrazione anche a ridosso dell’estate, in piena Fase 2. Il rapporto prevede per luglio una drastica diminuzione degli impiegati nel settore, attestata sul 18%, segnalando come la pandemia abbia accelerato un trend già negativo (6.6%) tra dicembre 2019 e aprile 2020.
La vitalità del settore è emersa in maniera marginale, ovvero in quel 27% di esercizi che hanno sperimentato la digitalizzazione massiccia del servizio, facendo di necessità virtù: tra esse, l’86% sostiene che le soluzioni trovate in tempo di pandemia verranno mantenute in maniera permanente, accostando il mercato del libro sempre più alla Rete. Per quanto la meravigliosa sensazione provocata da ricerche minuziose tra scaffali e pile di tomi ammassati, ambienti retrò ed odore di carta sia tuttora impagabile per la maggior parte degli appassionati di lettura, a questo proposito la crisi si inserisce come acceleratore dell’inevitabile processo di spostamento verso l’e-commerce, parziale o a supporto del negozio fisico, in atto da almeno un decennio.
Lo scenario che si apre per il futuro a medio termine, tra riduzione del personale, implementazione di servizi di consegna e sempre maggiore diffusione degli e-book, non è certamente roseo per i librai, specialmente se il settore, come lo stesso Osservatorio afferma in chiusura del rapporto, non ricevesse sufficienti finanziamenti a fondo perduto per avviare una vera e propria ristrutturazione del servizio e continuare a dimostrare ad un Paese affamato di cultura, ma povero e cieco di economia legata ad essa, che con la cultura si sfamano tante anime quante bocche.
Classe 1993, volevo fare il giornalista ma non ho la lingua abbastanza svelta.
Mi arrabatto tra servire pietanze, scrivere e leggere romanzi, consumare bottiglie di vino, crisi esistenziali, riflessioni filosofiche di cui non frega niente a nessuno e criptovalute.
Amo il paradosso, dunque non posso essere più felice di stare al mondo.