Il reato di tortura è legge, ma tante sono le critiche
Finalmente la parola tortura entra nel codice penale, per citare Amnesty International. L’Italia dal 1989 doveva approvare una legge che punisse la tortura, oggi ce l’abbiamo ma è debolissima, perché permette di punire solo i comportamenti ripetuti nel tempo. I giudici e i pm che si sono occupati della questione G8 di Genova hanno definito la nuova norma «nel concreto inapplicabile».
Il Pd tuona contro M5S, Sinistra Italiana, Mdp, Scelta civica e Civici e innovatori, «colpevoli» di essersi astenuti dal voto sull’istituzione del reato di tortura ma, bisogna ricordare, che la legge approvata è stata perfino sconfessata dal suo stesso relatore Luigi Manconi, che si è astenuto in polemica con le modifiche che la sua creatura ha dovuto subire.
«Il commissario europeo per i diritti umani ha bocciato il ddl oggi approvato esprimendo mille preoccupazioni di fronte alla sua concreta inutilità. Io non capisco perché la Repubblica italiana che fu patria del diritto oggi ha così paura di una vera legge sulla tortura», è stato il commento di Ilaria Cucchi, sorella di Stefano.
La deputata Pd Caterina Pes invece è entusiasta: «Un importante passo di civiltà del nostro ordinamento», mentre è più realista la ministra Anna Finocchiaro: «Un risultato importante, il migliore possibile oggi in Parlamento». Il renzianissimo Gennaro Migliore è solenne: «Finalmente il reato di tortura c’è. Lo dovevamo alle vittime e a chi fa il proprio lavoro onestamente. La civiltà non arretra». Troppo ottimista invece il senatore Pd Andrea Marcucci che condivide su Twitter un’immagine, curata da Deputati Pd, in cui campeggia la scritta «Nessuna tortura resterà impunita» e questo, purtroppo, è ben lontano dalla realtà.
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