Crisi fra Usa e Iran: ennesima dimostrazione della prepotenza statunitense
Ormai è cronaca quotidiana riguardo le tensioni fra Stati Uniti e Iran in seguito all’assassinio del generale Qasem Soleimani, eroe della guerra in Siria. Tensioni che i rappresentanti degli Usa non hanno in nessun modo contribuito a placare, soprattutto il presidente Donald Trump che ha comunicato qualche giorno fa, che nel caso l’Iran avesse reagito attaccando il suo Paese, la risposta degli americani sarebbe stata sproporzionata. Queste parole ci dovrebbero far riflettere su quale squilibrio mentale affligga il Presidente incaricato a governare il Paese oggi più potente del mondo. Ma la reazione di Trump non dovrebbe trarre in inganno e farci credere che un altro Presidente degli Stati Uniti avrebbe reagito in maniera più cauta e più riflessiva. In queste ore si cerca di mediare da entrambe le parti e su questo punto è bene ricordare il ruolo fondamentale della Russia di Putin che cerca sempre di disinnescare conflitti che potrebbero rivelarsi fatali.
Gli atteggiamenti aggressivi degli americani verso altri popoli non ci dovrebbero sorprendere, visto che durante la seconda metà del Novecento e gli anni 2000 ne abbiamo avuti numerosi esempi. Basti ricordare il colpo di stato in Cile di Pinochet dell’11 settembre 1973 che fu eterodiretto dagli americani oppure alla guerra in Vietnam dove tra l’altro gli Usa subirono una delle più cocenti sconfitte della loro storia. Negli anni 2000 invece abbiamo come esempi tuttora attuali la guerra In Iraq e quella in Afghanistan che coinvolgono non solo gli Stati Uniti ma l’alleanza atlantica nel suo complesso. Tutte guerre nate con svariati pretesti ma che erano volte all’unico scopo di ampliare la potenza degli Stati Uniti, che ormai sono in completa balia delle multinazionali. Queste tensioni internazionali porteranno ogni giorno a rendere sempre più probabile una guerra che potrebbe coinvolgere tantissimi paesi e che, se condotta con i mezzi militari che sono oggi a nostra disposizione, potrebbero portarci a conseguenze catastrofiche. Tuttavia, sarebbe troppo semplice ricordare solo gli atti di aggressione militare degli USA verso altri popoli; bisognerebbe considerare tutti quegli atti intimidatori, di boicottaggio, che gli Stati Uniti hanno adottato a detrimento di altri popoli. Il più celebre e clamoroso rimane senza dubbio l’embargo a Cuba con cui cercò di mettere in difficoltà il piccolo Stato. Dovette intervenire l’Unione Sovietica che con l’installazione dei missili nell’isola fecero desistere gli Stati Uniti da un attacco all’isola. Negli anni successivi, Cuba rimase isolata e soltanto nel 2014, dopo cinquant’anni dal blocco economico e commerciale, i due paesi si riavvicinarono grazie all’ex Presidente Obama e a Raul Castro, fratello di Fidel Castro; tutto questo prima che il nuovo presidente Trump rinnovasse l’embargo e lo inasprisse ancor di più.
Tutto ciò ci dovrebbe far temere il fatto che questi atteggiamenti irresponsabili potrebbero portarci un giorno neanche troppo lontano, soprattutto se la competizione economica e per la spartizione delle risorse continua ad essere così agguerrita a un conflitto senza precedenti, il quale, rispetto alle guerre del Novecento, anche per il livello tecnologico raggiunto, potrebbe essere devastante per tutti, senza eccezioni.